sabato 28 marzo 2015

Strumenti della nuova programmazione per le piccole e medie imprese.


Premessa e dati generali di contesto
La nuova programmazione 2014 – 2020 ha come focus le PMI (in inglese SME) molto più della precedente.  Lo fa in due maniere: la prima aumentare la possibilità di partecipazione alle call dei programmi che già prevedevano le PMI fra i beneficiari come ad esempio all’ottavo programma quadro per la ricerca e l’innovazione, Horizon 2020 o in altri dove le PMI non figuravano come beneficiari, come nei programmi transfrontalieri (già visti) e attraverso il miglioramento di strumenti sperimentati come Erasmus per giovani imprenditori.
Con la seconda tipologia di azione definisce direttive e programmi dedicati direttamente alle piccole e medie (SME Instrument e COSME).

Le PMI non sono un fenomeno solo italiano, sono il 99,8% delle imprese europee di cui 91,2% sono microimprese.  Per un totale Europeo di 20.800.000 unità circa.
Più che analizzare il numero relativo delle PMI è forse più indicativo pensare a fattori come la densità per capire il peso che hanno rispetto alla popolazione, e quindi l’importanza economica.
Se analizziamo la densità delle PMI, cioè il numero delle PMI in rapporto al numero di abitanti si rileva che l’Italia è fra i paesi in cui le PMI hanno una diffusione maggiore subito dopo Repubblica Ceca, Portogallo, e Grecia e più o meno alla pari con Spagna, Svezia, Cipro, Lussemburgo, tutti paesi con valori superiori alla media UE. Notiamo anche che in UK, Germania Olanda e paesi del Nord Est la presenza rispetto di PMI alla popolazione è molto meno significativa.

Questo dato risulta più evidente se si pensa che in Italia l’81% della forza lavoro è impiegato nelle PMI (di cui metà microimprese), nel Regno Unito la % scende al 46% e in Germania e Francia scende addirittura al 39%. “In altre parole, se il ruolo della PMI è importante in Europa, in Italia esso diventa ancor più decisivo”.

La lieve ripresa che è iniziata nel 2010 (a livello Europeo) sembra favorire le PMI anche se permangono delle differenze nazionali soprattutto in termini di occupazione e valore aggiunto prodotto. Per questo è possibile identificare nell’UE-27, tre classi di appartenenza per i paesi:
- gruppo P-P: tassi di crescita positivi sia per occupazione che valore aggiunto, vi troviamo Austria, Germania, Lussemburgo, Malta, Romania, Svezia, UK;
- gruppo N-N: tassi di crescita negativi in entrambi gli indicatori, tra cui Grecia, Irlanda, Spagna, Lettonia e Lituania
- gruppo P-N: tasso di crescita positivo per quanto riguarda il valore aggiunto ma tasso negativo per quanto riguarda l’occupazione. In quest’ultima categoria troviamo Italia, Francia, Danimarca, Belgio, Rep. Ceca, Ungheria, Paesi Bassi, ecc.


SME INSTRUMENT
Le piccole e medie imprese stabilite (sede legale e sedi operative) in un paese che rientra come beneficiario nel programma Horizon 2020 (sono fra paesi membri e associati 35 stati), possono ottenere i finanziamenti e il sostegno dell'UE per i progetti di innovazione finalizzato ad aiutarle nella crescita e nell’espansione delle loro attività in altri paesi - in Europa e oltre. Nel caso di innovazione Tecnologica si fa riferimento al livello TRL (Technological Readliness level) pari a 6 o superiore. Quindi, oggettivamente, alto.  
SME Instrument si colloca nella programmazione Horizon 2020 per il sostegno all'innovazione delle imprese nella sezione “Sfide per la società” per la Leadership per la parte specifica in tecnologie abilitanti e industriali (LEITs).

Gestito da una agenzia intermedia, EASME, è dotato di circa 3 miliardi di € di finanziamenti per il periodo 2014-2020. Dedicato integralmente ed esclusivamente alle PMI aiuta quelle “ad alto potenziale” per lo sviluppo innovativo idee innovative per i prodotti, servizi o processi che sono pronti ad affrontare la concorrenza del mercato globale. Nonostante l’esclusività le PMI richiedenti possono organizzare il progetto (e la richiesta) “nel modo che meglio si adatta alle loro esigenze di business”, non viene, a priori, escluso il subappalto, dando di fatto la possibilità ad un indotto di diversa tipologia di fruire dei benefici in maniera indiretta.  Questa azione, del tutto nuova degli organi della UE, apre di fatto una nuova strada al sostegno all’innovazione e alle PMI, progressivo e di tipo gratuito.

Breve descrizione:

SME Instrument è costruito in un programma in tre fasi, alle quali si può eccedere separatamente e in maniera non sequenziale: posso partecipare alla prima fase e non alle altre, posso saltare la prima fase e partecipare alla seconda, avendo partecipato alla seconda posso avere accesso alla terza. Posso anche fare tutto il percorso, partecipando alle tre fasi, ma per le prime due, è una call ed il fatto di aver ottenuto il finanziamento della prima non mi esonera dal fare un ottimo lavoro sulla seconda, dove posso essere anche non finanziato.
Chi partecipa alla seconda e svolge il progetto in maniera efficiente ed efficace, può accedere al terzo step, che non vede l’intervento anche della finanza a rotazione con prestiti a tasso agevolato.  Il tutto è completato, per i beneficiari che ottengono i finanziamenti, da un servizio di tutor e coaching compreso nel beneficio.

Le specifiche call si ripetono periodicamente e la loro definizione per il 2014 e 2015 è operativa. Le date previste per il 2015 sono le seguenti
Fase 1: 18/03/2015; 17/06/2015; 17/09/2015; 16/12/2015 (valutazione in due mesi)
Fase 2: 18/03/2015; 17/06/2015; 17/09/2015; 16/12/2015 (valutazione in quattro mesi)
Firma delle convenzioni (grant agreement) Fase 1: un mese; Fase 2: due mesi.

Caratteristica di questo bando è l’innovazione.
Secondo una classificazione H2020 gli stati innovatori cono così divisi in Europa:
I gruppi sono così composti:
“Leader dell’innovazione“: Danimarca (DK), Finlandia (FI), Germania (DE) e Svezia (SE);
“Paesi che tengono il passo“: Austria (AT), Belgio (BE), Cipro (CY), Estonia (EE), Francia (FR), Irlanda (IE), Lussemburgo (LU), Paesi Bassi (NL), Slovenia (SI) e Regno Unito (UK);
“Innovatori moderati“: Croazia (HR), Repubblica ceca (CZ), Grecia (EL), Ungheria (HU), Italia (IT), Lituania (LT), Malta (MT), Polonia (PL), Portogallo (PT), Slovacchia (SK) e Spagna (ES);
“Paesi in ritardo“: Bulgaria (BG), Lettonia (LV) e Romania (RO);



Sulle ordinate sigle degli stati e sulle ascisse il TRL (Technology Readiness Level) ossia il livello di maturità tecnologica (parametro che misura il grado di innovazione).

Risultati ottenuti dalle due prime call relativi alle fasi 1. I dati delle fasi 2 sono ancora in analisi per una analisi comparata. Appena possibile la proporrò.

Nella prima scadenza della fase 1 sono state presentate 2.666 proposte di queste ne sono state considerate finanziabili (che non sono quelle finanziate, di solito qualcuna si perde) di 164, risultato europeo. Pari ad una percentuale del 6,1 %.  Quelle poi finanziate effettivamente sono state 155, cioè il 5,8%. Il 94% sono state proposte fatte da aziende che si sono presentate singolarmente, il restante 6 % da più aziende in parternariato come soggetti unici e coordinati.
L’Italia è quella che ha presentato più proposte, ben 436, con 20 proposte finanziate pari a un success rate del 4,59%, cioè in quindicesima (15) posizione rispetto ai 35 paesi presentanti (UE e associati), la spagna ha presentato 420 proposte con 39 proposte finanziate con un success rate del 9,29 %, ed è risultata la prima nazione come numero totale di proposte finanziate.
Prima di noi, come Success Rate, che ritengo il parametro più importante, abbiamo:

1- Irlanda (IRL) con 50 proposte presentate e 10 finanziate (sr 20%)
2- Austria (AT) con 27 proposte presentate e 4 finanziate (sr 14,81%)
3- Inghilterra (GB, UK) con 232 proposte presentate e 26 finanziate (sr 11,21 %)
4- Israele (IL) con 39 proposte presentate e 4 finanziate (sr  10,26 %
5- Spagna (ES) con 420 proposte presentate e 39 finanziate (sr 9,29 %)
6- Svezia (SV) con 47 proposte presentate e 4 finanziate (sr 8,5%)
7- Norvegia (NO) con 24 proposte presentate e 2 finanziate (sr 8,33%)
8- Finlandia (FI) con 78 proposte presentate e 5 finanziate (sr 6,41%)
9- Latvia (LT) con 16 proposte presentate e 1 finanziate (sr 6,25%)
10- Turchia (TR) con 33 proposte presentate e 2 finanziate (sr 6,09%)
11- Germania (DE) con 188 proposte presentate e 11 finanziate (sr  5,85%)
12- Estonia (EE) con 35 proposte presentate e 2 finanziate (sr  5,71%)
13- Danimarca (DK) con 73 proposte presentate e 4 finanziate (sr 5,48%)
14- Francia (F) con 167 proposte presentate e 9 finanziate (sr 5,39%)

Delle proposte provenienti dall’Italia, spiccano le poche proposte presentate dal Veneto.
87 arrivavano dalla Lombardia, di cui finanziate 9.
60 dalla Toscana, di cui finanziate 1.
52 dal Lazio, di cui finanziate 3
45 dall’Emilia Romagna, di cui finanziate 3
34 dal Piemonte, di cui finanziate 2. 
23 dalla Campania, di cui finanziate 0
19 dal Veneto, di cui finanziate 1.
15 dal Friuli, di cui finanziate 0
13 dalla Puglia, di cui finanziate 0
12 dalla Sicilia, di cui finanziate 0
11 dalla Liguria, di cui finanziate 1
10 dalle Marche, di cui finanziate 0
8 dalla Sardegna, di cui finanziate0
7 dal Trentino, di cui finanziate 0
6 dall’Abruzzo,  di cui finanziate 0
4 da Umbria e Calabria, di cui finanziate 0
3 dalla Valle d’Aosta e Basilicata di cui finanziate 0
2 dalle Marche, di cui finanziate 0

Intanto sono pubblici risultati della seconda chiamata della fase 1.
Questa ha visto la presentazione di 2363 proposte. Anche in questo caso abbiamo il record del numero di proposte presentate (inferiore a quello della precedente fase) di 371 proposte. Seguono poi la Spagna con 246, Inghilterra con 120, Portogallo con 101, Danimarca con 101, Olanda 63 e Belgio 63, e a seguire il  resto sparpagliato per gli altri partecipanti, che ricordo, sono 35 paesi.

Delle 2363 proposte l’EASME ha selezionato e finanziato 293 progetti, che sono quasi il doppio del precedente bando, per un sr totale del 12,4% in netto aumento rispetto al precedente del 5,8 %.

Anche l’Italia ha migliorato il numero dei progetti approvati (49, rispetto ai 39 della prima call migliorando il proprio success rate al 13,2%) classificandosi al secondo posto come progetti approvati seguendo solo la Spagna con 57 e superando Regno Unito con 35, Germania con 23 e Francia con 15.

Quindi, direi, nonostante un leggero miglioramento, non un gran risultato da parte nostro paese.
Si tratta sicuramente di una gara di eccellenza, e quindi, difficile. Ma non pensando in prima battuta all’aspetto della competizione, quali potrebbero essere le cause di questo scarso (ininfluente?) approccio a questi strumenti?

Dai dati riportati potrei formulare alcune ipotesi:
Scarsa innovazione assoluta? L’irlanda è uno dei paesi che ha livelli innovativi più alti, anche se non fa il paio ad esempio con Latvia ed estonia (che hanno bassa densità di PMI, basso grado di innovazione) e sono a posizioni sopra a noi con il success rate.

Un basso livello di fondi nazionali destinati alla ricerca e alla innovazione
“A tal proposito è utile citare la nota 14728/11 del Consiglio dell'Unione Europea che fa un'analisi della partecipazione al Settimo programma quadro (2007 – 2013). Da questa nota emerge una possibile correlazione tra la partecipazione al programma quadro e gli investimenti nazionali in ricerca uniti al numero di addetti a ricerca e sviluppo. Considerando quindi una tale correlazione, si potrebbe concludere che ogni azione volta ad aumentare gli investimenti sia pubblici che privati in ricerca e innovazione, e in particolare a rilanciare il numero di addetti a ricerca e sviluppo, potrebbe avere come effetto quello di creare le condizioni volte a incrementare il livello di partecipazione ai bandi dei programmi di ricerca europei”.(Antonio Di Giulio, Direttore DG Ricerca e Innovazione UE).

Diverse concause sono presenti secondo il Governo Italiano (presidenza del Consiglio dei Ministri) Le PMI (ndr)...
“…sono affette da problemi spesso più significativi in termini di scarsa capitalizzazione, limitato accesso alla formazione e all’aggiornamento delle competenze, poche opportunità per affacciarsi sui mercati internazionali (in alcuni settori), crisi di alcune realtà distrettuali e scarsa informazione sull’accesso ai finanziamenti esterni sia in termini di equity che di capitale di debito.” Senza riconoscere il ruolo di un settore fatto da di scuole di eccellenza nell’Euro progettazione (Università e istituti privati) e di professionisti (singoli o società) che si sperimentano in questo settore, accompagnando le PMI verso l’ottenimento di questi fondi."
Difficoltà (procedurale e burocratica) ad accedere ai fondiDalla consultazione delle PMI italiane, è emerso l’elevato peso della problematica del “facile accesso ai finanziamenti”, considerato uno degli elementi chiave per lo sviluppo dell’impresa; mentre in Francia e in Belgio solo il 6% delle PMI consultate lo considera il problema principale, la percentuale italiana è stata del 21%, nettamente superiore alla media europea del 14%. Su queste valutazioni influisce sicuramente la specializzazione produttiva nazionale, in quanto l’industria manifatturiera è il settore in cui la problematica del facile accesso ai finanziamenti ha ottenuto la percentuale più elevata (15%, più alta rispetto al settore dei servizi, dove raggiunge appena il 9%) (dati ministero politiche comunitarie ITA). Questa difficoltà viene in qualche caso riferita alla difficoltà della presentazione, alla mentalità da usare, alle regole finanziarie richieste e alla rendicontazione, che, però, sono le stesse per tutti i partecipanti. A questa si unisce una più volte paventata “incapacità” di presentazione dei progetti (sia in termini di procedure che di contenuti validi) mancanza di “cultura di progetto europea”, di informazione, di preparazione e, infine, di disponibilità verso professionisti dedicati.  

Il nord Italia possiede (meglio, possedeva, dati del 2012 ISTAT) 1.416.274 PMI su un totale italiano di 4.826.882 PMI produttive (che risultano circa un quarto del totale europeo), di cui solo in Lombardia se ne trovavano nel 2012 un numero pari a 893.961
Ad oggi, quindi, l’accesso a questi fondi da parte dell’Italia è, oggettivamente, irrisorio. 
Per il Veneto la ricaduta di questo bando sul mondo delle PMI (in numero di 437.710 nel 2012) è praticamente ininfluente, sia come proposte presentate sia, soprattutto, come finanziamenti ottenuti.


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