mercoledì 8 aprile 2015

Volendo, possiamo. Il caso del programma Life.


E’ vero. E’ assodato che dobbiamo fare parecchia strada nella comprensione degli strumenti di finanziamento europei e nel loro utilizzo. E’ altresì vero che questo gap negativo dovremmo superarlo nel più breve tempo possibile: la possibilità di recuperare e portare a casa risorse in un periodo di crisi come questo è fondamentale.
Nella grande erogazione potenziale che investe il nostro paese, oltre ai fondi provenienti in bandi diretti, nei quali si fa riferimento direttamente a organi dell’Unione Europea sia per la richiesta (call) sia per la gestione, esiste la somma definita dai fondi strutturali. Questi ultimi sono decisamente più definiti e fino a ieri completamente “in mano” alle amministrazioni pubbliche: solo le PA infatti, erano le beneficiarie, cioè coloro che a questi potevano dare la prima risposta. Le PMI e il tessuto produttivo venivano investiti in fase successiva, come ritorno. Non a caso sono conosciuti come fondi “indiretti”, nei quali, cioè NON ci riferiamo per la gestione direttamente alla UE, ma, nella stragrande maggioranza dei casi, a enti locali.
Ricordiamo che i fondi europei, sono stati ideati per sostenere la crescita delle aree più deboli dell'Unione, ed ammontano, nella loro totalità ad un valore pari ad un terzo di tutto il bilancio europeo.
Questo obiettivo viene perseguito, abbiamo visto, anche con i fondi strutturali (indiretti) come ad esempio il FESR (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) ed il Fondo Sociale Europeo (FSE).
Il primo sostiene soprattutto la realizzazione di infrastrutture e investimenti produttivi che generano occupazione, soprattutto nel mondo delle imprese. Il secondo mira a favorire l'inserimento professionale dei disoccupati e delle categorie sociali più deboli, finanziando in particolare azioni di formazione.
A questi si affiancano, poi, i cofinanziamenti agli stati (casi in cui l'UE eroga cofinanziamenti non solo sulla base di proprie decisioni ma anche sulla base di declinazioni "locali" presentati alla UE da Governi e Regioni) che generano quelli che sono i PON (Piani Operativi Nazionali) e i POR (Piani Operativi Regionali), che diventano alla fine call for proposals per il territorio. 

Sui Fondi strutturali, quindi, fare i conti è più facile. Sono in un certo senso definiti. 
Fondi strutturali per l'Italia nel periodo 2007 - 2013 (le cifre sono in €):

Periodo
Stanziati
Utilizzati
Percentuale
2007-2013
27.952.613.430
16.290.125.356
58,28%
(Dati 2014, fonte UE, Governo e giornali italiani)

E’ vero che per lo scorso periodo (settennio) il 58,28% delle risorse messe a disposizione dall'Europa spese o impegnate è un dato che ci colloca in coda alla classifica. La situazione non è omogenea a livello territoriale: per quanto riguarda il FESR il dato è la media tra il 73% raggiunto nelle regioni del Centro-Nord (che quindi dovrebbero centrare il pieno impiego delle risorse entro la scadenza fissata alla fine del prossimo anno) e il 57% del Mezzogiorno. La maglia nera ce l’hanno tre regioni: Campania, Calabria e Sicilia. Sono queste  le regioni che maggiormente faticano a impiegare le risorse a disposizione  soprattutto nei programmi per la cultura, il turismo e le infrastrutture di trasporto.
Con motivi diversi. Burocrazia, ignoranza sui fondi UE, corruzione e malaffare. Cause, direi, abbastanza trasversali nel nostro territorio.

Ma non tutte additabili solo al “governo”, locale o centrale che sia. Ma anche ad una diffusa errata conoscenza di quello che effettivamente sono i fondi europei e in che cosa possono essere utilizzati. A discapito di quanti (e oggi stanno diventando tanti) fanno lavori e informazione in questo campo.

Per i fondi diretti, al contrario, è più difficile fare una valutazione. Questo perché non esiste una cifra definita e stanziata. I fondi sono cospicui ma sensibilmente inferiori ai fondi strutturali. La gara qua è un'altra: c’è moltissima competizione. Fatta a colpi di innovazione, di capacità, di soluzioni, di pratiche d’eccellenza e di progettazione ad alti livelli (con difficoltà differenti a seconda delle diverse linee di finanziamento). In ogni caso la competizione è fortissima. E l’asticella è alta.
Ci giochiamo qualche posizione in margini di success rate che raramente superano il 10-15% con 27 paesi partecipanti normalmente (ma che possono arrivare anche a oltre 30, con deroghe e affiliazioni). 
E’ in questo ambito che valgono molto concetti come “project culture” che definisco come la conoscenza matura derivante dall’esperienza di esecuzione delle diverse fasi dei progetti europei,  “credentials” da non confondere con la parola “raccomandazione” cara alla cultura italica, ma definibile come un insieme di esperienze già realizzate con successo (anche piccole) che descrivano nei fatti il “beneficiario”, o anche parole come l’espressione francese “esprit communautarie”.
Il vantaggio del partecipare a queste linee di finanziamento non è (non solo) quello economico. Molto importante, e assoluto, è il vantaggio di apertura e di crescita dei propri skill e delle proprie capacità. Capacità di gareggiare ai massimi livelli di qualità e di risultato. In tutti i mercati del globo. In un certo senso si cresce partecipando, a volte vincendo, e nel caso di vittoria, spendendo in maniera efficace ed efficiente quanto ottenuto. 

E quindi? Senza speranza?

Assolutamente no.
E' in questi casi dove, a volte, la voce Italiana si fa sentire forte. Una voce che spero aumenti. Molto!!!

C’è un’Italia capace. Che è quella che, seppur in minoranza oggi, rischia, si impegna, studia, capisce, applica, sperimenta e diventa eccellenza e esempio. Anche nei fondi europei.
E questi "casi" aprono la strada ad un’Italia “possibile”.
Sono esempi fondamentali per leggere una via e per capirla: infatti, oltre a dirci che “è possibile”, anche nella indeterminatezza di una “gara”, anche nella complessità delle regole, anche nella burocratica lentezza della maggioranza delle PA Italiane, ci danno indicazioni precise su mentalità, stili, approcci e “modus operandi” ai quali il tessuto produttivo e proponente dovrebbe aspirare. Per competere e per uno sviluppo sociale, prima ancora che economico.
C’è anche altro: quello che i potenti e precisi progettisti tedeschi, gli esperti austriaci, i poco appariscenti francesi e gli audaci spagnoli non hanno è la genialità e la fantasia tutta Italiana nel concepire e realizzare soluzioni a problemi. I progetti Italiani, quando sono fatti bene, nel rispetto delle regole, affiancati da progettisti italiani con competenza europea solida, con spese secondo i parametri europei, hanno, quasi sempre, un notevole riscontro in sede europea. E non perché sono lampi nelle tenebre, ma perché sono esempi di buone pratiche e di soluzioni innovative.
Ci sono alcuni programmi in l'Italia eccelle, fra l’altro, non sono nemmeno i più semplici dove risultare vincitori. Qui c'è un'Italia che si prepara, che si affida a tecnici preparati, che ha buone idee, che si mette in gioco e che cerca, e molte volte ci riesce, di migliorare.
Quindi, cercando di guardare il positivo, vorrei stimolare altro positivo. Identificando programmi e progetti dove abbiamo dato sfoggio di buone pratiche e innovazione.


Uno di questi programmi, ad esempio, è il programma Life.
Nel 2014 (valido anche nel 2015) è stato presentato modificato e aumentato rispetto agli anni precedenti. Il nuovo programma è diviso in due macroaree:  Environment (con tre sottoprogrammi: Nature e Biodiversity, Environment and Resource Efficency, Governance and Information) e Climate Action (anche questo con tre sottoprogrammi: Change Mitigation, Change Adaptation, Governance and Information).
Ma è un programma antico che dal 1992 finanzia azioni in campo ambientale.
E qui, la giocano da padroni, due nazioni sopra a tutte le altre. Italia, da quando esiste il programma e, con noi, la Spagna.
Nei periodi sino al 2006, l’Italia ha superato tutti, con un record di 243 progetti finanziati sul totale di 1078 finanziati nel periodo 1992 – 2006, che corrispondono a 113 milioni di euro erogati come contributi (cofinanziamento a fondo perduto) all’Italia.
Nel complesso, 2007 – 2013, l’Italia si è vista approvata 304 progetti su un totale di 1406 approvati dalla UE, per un totale di spesa di circa 2 miliardi e mezzo di Euro, con la Spagna avanti a noi di poche unità (312 progetti approvati totali in tutto il periodo), recuperate nella maggior parte nel 2013.
Infatti, nel 2013, sono state finanziate dalla UE  228 proposte provenienti da tutta Europa.  Di queste 47 hanno come capofila entità Italiane, e altri 5 progetti hanno entità italiane come partner. La Spagna nel 2013 ci ha battuti con 69 progetti approvati.
Sempre nel 2013, fra i 47 Italiani, il Veneto ha ottenuto 4 progetti finanziati (Life ENV)
CARWASTE    proposto da PAL srl ha ottenuto 1.094.237 € su un costo tot di 2.346.103
HFREE Life PICKING proposto da RIVIT SpA ha ottenuto 701.081 € su un costo 
tot di 1.492.614 €
Life REPLACE BELT proposto da Plastic Metal SpA ha ottenuto 736.634 € su c. tot di 1.554.518 €
Life AGRICARE proposto da Veneto Agricoltura ha ottenuto 971.480 € su c. tot di 2.577.825 €
(database UE Life)
I dati del 2014, non sono ancora del tutto disponibili e ve li darò appena possibile.

A fronte di questi successi che si è creata una “scuola” con un buon numero di professionisti (a volte associati in studi, a volte in grosse società o anche come singoli professionisti) che più di altri hanno sviscerato e compreso il meccanismo del programma, ottenendone per il territorio, la massima ricaduta economica possibile, legata a progetti che salvaguardano l’ambiente in tutte le sue forme.

Fra i progetti del 2013 sulle tematiche dell’ambiente, ne sono stati scelti 25 dalla UE e premiati come migliori.
Fra questi 6 sono considerati “Best of the best
Fra questi c’è il progetto Italiano ENERG – ICE proposto da DOW Italia srl

Fra i restanti 19 “Best projects”, compare un altro progetto Italiano. Il SEDI.PORT.SIL proposto dal MED Ingegneria S.rl. sito web:  http://www.lifesediportsil.eu/
Web Submary:

Questo solo come esempio. Si può fare di più? Certo. Ma è anche vero che, volendo, possiamo.
Nel prossimo articolo, vi mostrerò altri progetti in cui l’Italia ha dato esempio ed è stata premiata, anche in altri programmi.



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