giovedì 30 aprile 2015

Finanziamenti UE e bioedilizia


Stimolato da una coppia di amici, Marta e Vanni, che ringrazio, provo a dare una risposta a questa domanda: quali sono i finanziamenti europei per gli interventi di bioedilizia in Veneto?

Nella risposta vanno inseriti, ovviamente, tutti gli interventi relativi a un approvvigionamento di energia da fonti rinnovabili e quelli relativi all’efficientamento energetico.
E’ in queste linee, infatti, che si trovano più disponibilità di fondi.

Elencherò velocemente le opportunità con una breve descrizione della linea di finanziamento (le documentazioni estese, volendo, si trovano sui siti web dedicati).

Programma europeo Elena: finanziamenti per l’efficienza energetica

Dal 2010 le pubbliche amministrazioni dei Paesi membri della UE possono partecipare al programma di finanziamento ELENA “European Local Energy Assistance” (assistenza energetica europea a livello locale) varato dalla Commissione europea e dalla BEI con l’obiettivo di sostenere progetti di efficienza energetica, energia rinnovabile e mobilità urbana sostenibile.

ELENA è uno strumento che fornisce sovvenzioni per l’assistenza tecnica. Tra le tante misure che possono ricevere tale sostegno finanziario rientrano: studi di fattibilità e di mercato; strutturazione di programmi d’investimento; piani aziendali; audit energetici; preparazione di procedure d’appalto e accordi contrattuali, e assegnazione della gestione dei programmi d’investimento a personale di nuova assunzione. Lo scopo è di riunire progetti locali sparsi in investimenti sistematici e renderli bancabili.
Le azioni riportate nei piani d’azione e nei programmi d’investimento dei comuni devono essere finanziate con altri mezzi, come prestiti, ESCo o Fondi strutturali.

Possono usufruire dell’assistenza tecnica, supportata dal fondo ELENA, le autorità locali o regionali, altri enti pubblici o raggruppamenti di enti che si trovano nei paesi che partecipano al programma EIE (Intelligent Energy Europe): i 28 Stati membri della UE, Norvegia, Islanda e Liechtenstein. ELENA supporta l’iniziativa europea del Patto dei Sindaci, ma il sostegno finanziario non è ristretto esclusivamente a chi ne fa parte.
In altre parole, ELENA mira alla mobilitazione di investimenti privati nel settore pubblico, secondo i criteri del diritto anglosassone del “Third Party Financing” e del “Shared Saving Contract” che non incidono nel “Patto di Stabilità” interno, così da superare le attuali difficoltà di indebitamento da parte degli Enti Locali. Ad esempio, l’attività delle ESCo può agevolmente venire inquadrata, in ragione dell’assunzione del rischio imprenditoriale, ovvero come concessione e non come appalto.


Horizon 2020
E’ l’ottavo programma quadro per la Ricerca e l’Innovazione. E sostituisce, inglobandone gli obiettivi, il programma IEE (Intelligent Energy for Europe) attivo sino al 2013.
È un programma corposo, strutturato, con obiettivi ambiziosi a cui è complesso accedere.
La parola chiave è proprio innovazione. Di processo, di prodotto, molto più assoluta (cose nuove non fatte da altri) che relativa (ossia relativamente ad un contesto socioeconomico non molto sviluppato rispetto ad un altro). Paga poco l’implementazione delle strutture (30% e/o costi di ammortamento durante esecuzione progetto), molto la sperimentazione dei processi e gli impianti pilota investigativi di particolari tecnologie o soluzioni dal 70% al 100%. 
Fino a ieri accesso privilegiato a questi fondi era dedicato alle Università e ai centri di Ricerca. Oggi l’accesso è aperto molto di più anche agli altri, che aderiscano però alle finalità e agli obiettivi del programma.
La ricerca dei bandi è un po’ complessa, per chi non si sia approcciato mai a programmi di questo tipo. Tralasciando che il sito principale è in Inglese, il programma è diviso in tre pilastri principali: eccellenza scientifica, leadership industriale, sfide per la società, più altre sei linee di finanziamento.
Per uno sguardo d’insieme fate riferimento all’immagine seguente:



Ognuno dei tre pilastri, poi è diviso in capitoli tematici. Ognuno di questi da poi vita a call specifiche che vengono elencate in programmi biennali dal 2014 al 2020. Oggi, infatti sono disponibili le call del 2014 e del 2020.

Aspetti critici sono: elevata competizione, necessità di parternariato solido (con credentials experience ed expertise) e equilibrato geograficamente, il testo scritto, poi, deve essere comprensibile anche se scientificamente elevato e redatto in un inglese perfetto.
Le call sono complesse e riassumono in meno righe percorsi decisionali assai più corposi.
Le azioni fatte con H2020 ed i programmi a questo correlati, sono azioni ad alto livello, ambiziose, innovative, in un certo senso “evolutive” in rifermento alle soluzioni tecnologiche o di processo investigate in maniera partecipata con in un certo senso l’elite dell’innovazione in europa. Il TRL (Tecnology Readiness Level) ossia il livello di maturità tecnologica delle proposte presentate alle call deve essere da 6 a superiore (nelle relazioni sul livello di tecnologia innovativa, in media, l’Italia NON arriva a 6. Solo alcuni centri e istituti riescono).

Gli aspetti positivi sono la spinta e l’accelerazione che programmi di questo tipo danno ad idee innovative. Si entra nell’olimpo della ricerca e ci si confronta, in termini di collaborazione e miglioramento, con il più altro livello europeo di attività. Che tradotto, significa anche alto livello mondiale. Il beneficio di una call H2020 non è solo economica, quindi, di tutte quelle positività che scaturiscono nel realizzare progetti ad alto valore in un contesto europeo e globale. Non ultimo l’aspetto finanziario. I progetti H2020 non hanno limiti economici. Ma la richiesta economica deve essere commisurata alla sfida affrontata e alla soluzione proposta.
Progetti di 4/5 milioni di euro sono abbastanza normali. E le attività di prototipazione, ricerca analisi, ricaduta, comunicazione, disseminazione ed eventuale trasferimento sono finanziate al 100%. 

Per darvi un esempio delle call disponibili in questo momento (con scadenza 4 giugno 2015)
(sito http://ec.europa.eu/research/participants/portal/desktop/en/home.html da questo cliccate nel menu in alto Funding opportunity e nella pagina che vi si apre sulla sinistra cliccate sotto alla voce H2020 il tasto “call”: vi si apre una pagina con un corposo numero di caselle di diverso colore, ognuna di queste è una piccola “famiglia” di call tematizzate).

Un gruppo di questi, utile per le energie rinnovabili segue questo percorso:
H2020 à Societal Challenges à Energy Efficiency à codice H2020 – EE – 2015 – 2 – RIA.

Aprendo questa casellina, troviamo tre call relative a tre “topic”:
Topic:            EE-06-2015: Demand response in blocks of buildings
Topic:            EE-11-2015: New ICT-based solutions for energy efficiency
Topic:            EE-13-2015: Technology for district heating and cooling

Aprendo uno di questi tre link (li trovate come link sulla pagina di H2020) si apre la call specifica, di cui vi metto un estratto, (opportunamente tradotto):
Demand – Response in blocks of Buildings
Specific Challenge: un sistema “demand – response” consente agli utenti finali di partecipare attivamente nei mercati dell'energia e risparmiare da condizioni di prezzo ottimali, rendendo la griglia (caldo, freddo, energia elettrica) più efficiente e contribuiendo all'integrazione delle fonti energetiche rinnovabili. La direttiva sull'efficienza energetica adottata nel 2012 contiene disposizioni che incoraggino gli operatori del mercato per facilitare le tecnologie “demand – response”. A livello degli edifici, il crescente impiego di tecnologie per la gestione dell'energia, sia per i carichi termici che elettrici, agirà come fattore abilitante per lo sviluppo di sistema “demand – response”  sia negli edifici residenziali e non residenziali (ad esempio uffici).
Tali sistemi possono essere integrati con tecnologie termiche/elettriche di immagazzinamento energetico sia con micro impianti di calore ed elettricità combinati (CHP). […]

Scope: per ogni blocco di edifici, ci si dovrebbe concentrare sull'ottimizzazione in tempo reale della domanda di energia, sull’immagazzinamento e e sulla distribuzione (compresa l’aspetto dell’autoproduzione se presente), utilizzando sistemi di gestione dell'energia intelligenti, con l'obiettivo di ridurre la differenza tra la domanda di potenza di picco e la domanda di tempo minimo di notte, riducendo così i costi e le emissioni di gas serra. Devono essere dimostrate soluzioni interoperabili economicamente coonvenienti e tali da non compromettere il comfort degli occupanti per un blocco di edifici costituiti da almeno 3 diversi edifici in condizioni operative reali. Le soluzioni devono essere compatibili con le reti intelligenti, le norme internazionali e con l'infrastruttura della rete di distribuzione.

Come si fa a trovare il bando giusto o a vedere in quale linea ci possono essere ambiti che collimano con i vostri progetti? Si studia. Un consulente europrogettista che propone progetti su H2020 passa le giornate (ma anche mesi) a studiare questi bandi e i documenti antecedenti correlati.



Life 2014 – 2020
Lo strumento di finanziamento LIFE fornisce un sostegno specifico per lo sviluppo e l’attuazione della politica e delle normative dell’Unione in materia di ambiente e clima.
Gli strumenti principali previsti da LIFE sono sovvenzioni, contratti di appalti pubblici e contributi agli strumenti finanziari.
Le sovvenzioni per azioni, che forniscono un contributo finanziario diretto sottoforma di donazione, proverranno dal bilancio dell’Unione e costituiranno lo strumento finanziario più importante nell’ambito di LIFE.
Durante il primo programma di lavoro pluriennale (2014-2017), le sovvenzioni rappresenteranno in linea di massima il 60 % dei contributi finanziari erogati a favore dei progetti.
Il programma LIFE si compone di due sottoprogrammi, Ambiente e Azione per il clima.
Le principali aree di finanziamento nell’ambito del sottoprogramma Ambiente sono: ambiente ed efficienza delle risorse, natura e biodiversità, governance ambientale e informazione.
Le aree di finanziamento chiave nell’ambito del sottoprogramma Azione per il clima sono: mitigazione dei cambiamenti climatici e adattamento, governance climatica e informazione.

Tra gli obiettivi del programma LIFE, vi è quello di contribuire al passaggio verso un’economia efficiente nell’impiego delle risorse, a basso tenore di carbonio e resiliente ai cambiamenti climatici.
Ad esempio, nell’ambito del settore prioritario riguardante l’ambiente e l’efficienza delle risorse, il programma LIFE sostiene i progetti volti a sviluppare, testare e dimostrare gli approcci relativi alle politiche e alla gestione, nonché le buone pratiche e le soluzioni, compresi lo sviluppo e la sperimentazione di tecnologie innovative per fronteggiare le sfide ambientali che possono essere riprodotte, trasferite e divulgate.
LIFE è un programma integrativo per le attività di ricerca finanziate attraverso Orizzonte 2020.
Quindi sono ammessi progetti sul ciclo di vita delle produzioni e dei settori, anche edile, su utilizzo di materiali innovativi, nonché su tutti gli aspetti delle energie rinnovabili, con finalità dimostrative di buone pratiche.



Fondi strutturali, programmi transfrontalieri a gestione partecipata.

I programmi che, in tutto o in parte, investono il territorio del Veneto sono elencati nel mio secondo post del 22 Marzo del 2015, con i siti di riferimento. In alcuni di questi viene fatto un esplicito riferimento a interventi su energie rinnovabili e efficientamento energetico

Central Europe (Europa Centrale)
Asse prioritario 2: sviluppare e implementare soluzioni per incrementare l’efficienza energetica e l’uso delle energie rinnovabili nelle strutture pubbliche.
La call prevede anche la partecipazione di PMI e altri e finanzia sino all’85% dei costi ammissibili.

MED (Mediterraneo)
Obiettivo specifico 2.1: accrescere la capacità di gestione energetica degli edifici pubblici a scala transnazionale.
Anche qui è aperta la partecipazione delle PMI. Anche qui il cofinanziamento è del 85% sui costi ammissibili.

ADRION (Adriatico – Ionio)
Interreg Europe nel terzo e nel quarto tema d’azione cita, testualmente (dal Programme Manual disponibile in rete):
Ob 4. Ambiente ed efficienza nell’uso delle risorse
“Sostenere la transizione industriale verso un uso efficiente delle risorse, la promozione
crescita verde, eco-innovazione e gestione delle prestazioni ambientali nei settori pubblico e privato.”
Ricordo che a questo programma possono accedere le PA, le organizzazioni parapubbliche o partecipate e i privati NO – Profit.


I fondi Strutturali di gestione indiretta: il POR FESR Veneto. 

Secondo previsioni e intenzioni UE l’utilizzo dei fondi comunitari 2014-2020 potrà essere destinato ad interventi per la coesione economica, sociale e territoriale in tutte le aree del Paese.

Tra le undici aree tematiche individuate dall’Unione Europea appare di particolare valenza ai fini energetici quella denominata “Sostenere la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio in tutti i settori”, i cui obiettivi sono stati definiti a livello comunitario e inglobati nella strategia per rilanciare l’economia dell’Unione conosciuta come “Europa 2020”, quale strategia intermedia rispetto ad un orizzonte di più lungo periodo.
Questi obiettivi passano essenzialmente attraverso le politiche energetiche.
Al contempo, per massimizzare le ricadute economiche a livello territoriale, la politica potrà contribuire all’introduzione di innovazioni di processo e di prodotto improntate al risparmio energetico nelle imprese, anche agevolando la sperimentazione e laddove possibile la diffusione di fonti energetiche rinnovabili alternative a quelle a oggi maggiormente diffuse ed al potenziamento delle filiere produttive sia nella bioedilizia sia nella componentistica.

Nelle aree urbane potranno essere sostenuti i sistemi di distribuzione intelligente dell’energia (smart grids) e interventi integrati di risparmio, produzione da fonti rinnovabili, efficienza delle reti e trasporto sostenibile che rispondano ad un’unica strategia di sviluppo dei servizi per una migliore qualità della vita.

Quest’area avrà inoltre delle sinergie con l’area tematica “Promuovere l’adattamento al cambiamento climatico, la prevenzione e la gestione dei rischi” che tenderà a favorire, tra l’altro, la diminuzione delle emissioni di gas ad effetto serra e l’aumento del sequestro di carbonio.

Riferimento esplicito è alla politica di Coesione e ai POR FESR Regionali.

“Secondo la nuova programmazione sui fondi strutturali, in particolare sul FESR, dedicati ai Piani Operativi Regionali (POR)per l’Unione Europea sarà possibile destinare fino al 4% del Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FESR, appunto) per cofinanziare, in ogni Stato membro e in ogni regione UE, gli investimenti per l’efficienza energetica nell’edilizia, quali la posa di doppi vetri, pannelli solari e fotovoltaici, sostituzione di vecchie caldaie. Questi andranno a far parte integrante dei fondi normati dai POR Regionali, nella massima parte.
 Si tratta di quanto disposto dal regolamento previsto dal Parlamento che, data la crisi economica, vuole promuovere la creazione di posti di lavoro e il conseguimento degli obiettivi sui cambiamenti climatici. Il Parlamento Europeo ha adottato la modifica del regolamento inerenti il Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) che procede con l’intento di consentire e facilitare gli investimenti a favore dell’efficienza energetica delle rinnovabili nel campo dell’edilizia abitativa in ogni Stato membro.”Fonte UE.

Nel POR FESR Veneto non viene citata la parola “Bioedilizia” e gli obiettivi 202020, vengono, nel testo, disattesi. Questo non toglie che gli obiettivi citati nel testo possano essere, forse, quelli più onestamente raggiungibili. In ogni caso, come si evincerà dal testo, il ritardo è palese.

Ecco alcune puntualizzazioni. Faccio riferimento al testo del POR FESR Veneto 2014 - 2020 disponibile in rete che presenta, sia come obiettivi Nazionali che come obiettivi Veneti, dei punti di attenzione:

1- un ritardo dell’approvazione (oggi è approvato) che segnalo con esclusiva “attenzione” tecnica: mi riferisco a una “capacità amministrativa” che ogni apparato burocratico, in correlazione al tessuto socioeconomico a cui si riferisce, possiede e che ne definisce e limita la capacità di spesa annua. Difficilmente si riusciranno a recuperare le risorse “non spese” nel lasso di tempo in cui non abbiamo avuto il POR FESR approvato. Altre regioni europee (un esempio per tutti, le regioni della Spagna) hanno cominciato a spendere i soldi del loro POR FESR nel gennaio 2014.
In questo senso l’impegno della società civile dovrà essere forte (come progetti presentati e esecuzioni di lavori fatti ad hoc) per stimolare il recupero, attraverso gli organi preposti, della spesa delle risorse previste e al Veneto allocate.

2- Seppur non sia citata nel POR la parola Bioedilizia,  sono citati obiettivi sull’uso delle rinnovabili, relativi alla politica 20 20 20 dell’Unione Europea, anche se con obiettivi ridotti rispetto alle decisioni approvate in sede UE:
20 – 1 – (ridurre le emissioni di gas serra del 20% rispetto al 1990  e del 21% rispetto al 2005) con un obiettivo italiano del -13% rispetto al 2005 e uno Veneto coerente con il Nazionale. Se tutto va bene (e siamo in ritardo di un anno e mezzo) nel 2020 saremo 8 punti percentuali sotto le richieste UE di Europa 202020.
20 – 2 – (raggiungere entro il 2020 il 20% dell’approvvigionamento energetico da Energie Rinnovabili), con un obiettivo italiano relativamente più basso (17 %) ed uno Veneto decisamente più basso (10,3 %)
20 – 3 – siamo allineati con altri stati nel non dichiarare gli obiettivi (N.D.)

Mi sento su questo tema di suggerire un accorgimento. Anche se la direttiva UE parla di 20 20 20, nonostante gli obiettivi della Italiani e della Regione del Veneto non siano in linea, nella realtà delle cose, nei progetti UE ad oggi presentati e in parte eseguiti questi obiettivi sono di gran lunga superati (in alcuni casi raddoppiati) e questo anche in progetti che vedono come capofila entità e comuni del Veneto.

Quindi, credo che si potrebbe usufruire dei fondi POR in maniera da ottenere finanziamenti per progetti che non si limitino nei loro contenuti agli obiettivi regionali, ma che tendano addirittura a superare quelli europei, al fine di eliminare un gap che, poi, si tradurrebbe in costi correlati per il tessuto produttivo e sociale locale superiori rispetto a paritetiche situazioni in altri paesi Ue.

Quindi, a mio avviso, avanti tutta ma, suggerisco, con progetti ambiziosi e con una visione che vada oltre il locale. Una “glocal” vision.


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