giovedì 30 aprile 2015

Finanziamenti UE e bioedilizia


Stimolato da una coppia di amici, Marta e Vanni, che ringrazio, provo a dare una risposta a questa domanda: quali sono i finanziamenti europei per gli interventi di bioedilizia in Veneto?

Nella risposta vanno inseriti, ovviamente, tutti gli interventi relativi a un approvvigionamento di energia da fonti rinnovabili e quelli relativi all’efficientamento energetico.
E’ in queste linee, infatti, che si trovano più disponibilità di fondi.

Elencherò velocemente le opportunità con una breve descrizione della linea di finanziamento (le documentazioni estese, volendo, si trovano sui siti web dedicati).

Programma europeo Elena: finanziamenti per l’efficienza energetica

Dal 2010 le pubbliche amministrazioni dei Paesi membri della UE possono partecipare al programma di finanziamento ELENA “European Local Energy Assistance” (assistenza energetica europea a livello locale) varato dalla Commissione europea e dalla BEI con l’obiettivo di sostenere progetti di efficienza energetica, energia rinnovabile e mobilità urbana sostenibile.

ELENA è uno strumento che fornisce sovvenzioni per l’assistenza tecnica. Tra le tante misure che possono ricevere tale sostegno finanziario rientrano: studi di fattibilità e di mercato; strutturazione di programmi d’investimento; piani aziendali; audit energetici; preparazione di procedure d’appalto e accordi contrattuali, e assegnazione della gestione dei programmi d’investimento a personale di nuova assunzione. Lo scopo è di riunire progetti locali sparsi in investimenti sistematici e renderli bancabili.
Le azioni riportate nei piani d’azione e nei programmi d’investimento dei comuni devono essere finanziate con altri mezzi, come prestiti, ESCo o Fondi strutturali.

Possono usufruire dell’assistenza tecnica, supportata dal fondo ELENA, le autorità locali o regionali, altri enti pubblici o raggruppamenti di enti che si trovano nei paesi che partecipano al programma EIE (Intelligent Energy Europe): i 28 Stati membri della UE, Norvegia, Islanda e Liechtenstein. ELENA supporta l’iniziativa europea del Patto dei Sindaci, ma il sostegno finanziario non è ristretto esclusivamente a chi ne fa parte.
In altre parole, ELENA mira alla mobilitazione di investimenti privati nel settore pubblico, secondo i criteri del diritto anglosassone del “Third Party Financing” e del “Shared Saving Contract” che non incidono nel “Patto di Stabilità” interno, così da superare le attuali difficoltà di indebitamento da parte degli Enti Locali. Ad esempio, l’attività delle ESCo può agevolmente venire inquadrata, in ragione dell’assunzione del rischio imprenditoriale, ovvero come concessione e non come appalto.


Horizon 2020
E’ l’ottavo programma quadro per la Ricerca e l’Innovazione. E sostituisce, inglobandone gli obiettivi, il programma IEE (Intelligent Energy for Europe) attivo sino al 2013.
È un programma corposo, strutturato, con obiettivi ambiziosi a cui è complesso accedere.
La parola chiave è proprio innovazione. Di processo, di prodotto, molto più assoluta (cose nuove non fatte da altri) che relativa (ossia relativamente ad un contesto socioeconomico non molto sviluppato rispetto ad un altro). Paga poco l’implementazione delle strutture (30% e/o costi di ammortamento durante esecuzione progetto), molto la sperimentazione dei processi e gli impianti pilota investigativi di particolari tecnologie o soluzioni dal 70% al 100%. 
Fino a ieri accesso privilegiato a questi fondi era dedicato alle Università e ai centri di Ricerca. Oggi l’accesso è aperto molto di più anche agli altri, che aderiscano però alle finalità e agli obiettivi del programma.
La ricerca dei bandi è un po’ complessa, per chi non si sia approcciato mai a programmi di questo tipo. Tralasciando che il sito principale è in Inglese, il programma è diviso in tre pilastri principali: eccellenza scientifica, leadership industriale, sfide per la società, più altre sei linee di finanziamento.
Per uno sguardo d’insieme fate riferimento all’immagine seguente:



Ognuno dei tre pilastri, poi è diviso in capitoli tematici. Ognuno di questi da poi vita a call specifiche che vengono elencate in programmi biennali dal 2014 al 2020. Oggi, infatti sono disponibili le call del 2014 e del 2020.

Aspetti critici sono: elevata competizione, necessità di parternariato solido (con credentials experience ed expertise) e equilibrato geograficamente, il testo scritto, poi, deve essere comprensibile anche se scientificamente elevato e redatto in un inglese perfetto.
Le call sono complesse e riassumono in meno righe percorsi decisionali assai più corposi.
Le azioni fatte con H2020 ed i programmi a questo correlati, sono azioni ad alto livello, ambiziose, innovative, in un certo senso “evolutive” in rifermento alle soluzioni tecnologiche o di processo investigate in maniera partecipata con in un certo senso l’elite dell’innovazione in europa. Il TRL (Tecnology Readiness Level) ossia il livello di maturità tecnologica delle proposte presentate alle call deve essere da 6 a superiore (nelle relazioni sul livello di tecnologia innovativa, in media, l’Italia NON arriva a 6. Solo alcuni centri e istituti riescono).

Gli aspetti positivi sono la spinta e l’accelerazione che programmi di questo tipo danno ad idee innovative. Si entra nell’olimpo della ricerca e ci si confronta, in termini di collaborazione e miglioramento, con il più altro livello europeo di attività. Che tradotto, significa anche alto livello mondiale. Il beneficio di una call H2020 non è solo economica, quindi, di tutte quelle positività che scaturiscono nel realizzare progetti ad alto valore in un contesto europeo e globale. Non ultimo l’aspetto finanziario. I progetti H2020 non hanno limiti economici. Ma la richiesta economica deve essere commisurata alla sfida affrontata e alla soluzione proposta.
Progetti di 4/5 milioni di euro sono abbastanza normali. E le attività di prototipazione, ricerca analisi, ricaduta, comunicazione, disseminazione ed eventuale trasferimento sono finanziate al 100%. 

Per darvi un esempio delle call disponibili in questo momento (con scadenza 4 giugno 2015)
(sito http://ec.europa.eu/research/participants/portal/desktop/en/home.html da questo cliccate nel menu in alto Funding opportunity e nella pagina che vi si apre sulla sinistra cliccate sotto alla voce H2020 il tasto “call”: vi si apre una pagina con un corposo numero di caselle di diverso colore, ognuna di queste è una piccola “famiglia” di call tematizzate).

Un gruppo di questi, utile per le energie rinnovabili segue questo percorso:
H2020 à Societal Challenges à Energy Efficiency à codice H2020 – EE – 2015 – 2 – RIA.

Aprendo questa casellina, troviamo tre call relative a tre “topic”:
Topic:            EE-06-2015: Demand response in blocks of buildings
Topic:            EE-11-2015: New ICT-based solutions for energy efficiency
Topic:            EE-13-2015: Technology for district heating and cooling

Aprendo uno di questi tre link (li trovate come link sulla pagina di H2020) si apre la call specifica, di cui vi metto un estratto, (opportunamente tradotto):
Demand – Response in blocks of Buildings
Specific Challenge: un sistema “demand – response” consente agli utenti finali di partecipare attivamente nei mercati dell'energia e risparmiare da condizioni di prezzo ottimali, rendendo la griglia (caldo, freddo, energia elettrica) più efficiente e contribuiendo all'integrazione delle fonti energetiche rinnovabili. La direttiva sull'efficienza energetica adottata nel 2012 contiene disposizioni che incoraggino gli operatori del mercato per facilitare le tecnologie “demand – response”. A livello degli edifici, il crescente impiego di tecnologie per la gestione dell'energia, sia per i carichi termici che elettrici, agirà come fattore abilitante per lo sviluppo di sistema “demand – response”  sia negli edifici residenziali e non residenziali (ad esempio uffici).
Tali sistemi possono essere integrati con tecnologie termiche/elettriche di immagazzinamento energetico sia con micro impianti di calore ed elettricità combinati (CHP). […]

Scope: per ogni blocco di edifici, ci si dovrebbe concentrare sull'ottimizzazione in tempo reale della domanda di energia, sull’immagazzinamento e e sulla distribuzione (compresa l’aspetto dell’autoproduzione se presente), utilizzando sistemi di gestione dell'energia intelligenti, con l'obiettivo di ridurre la differenza tra la domanda di potenza di picco e la domanda di tempo minimo di notte, riducendo così i costi e le emissioni di gas serra. Devono essere dimostrate soluzioni interoperabili economicamente coonvenienti e tali da non compromettere il comfort degli occupanti per un blocco di edifici costituiti da almeno 3 diversi edifici in condizioni operative reali. Le soluzioni devono essere compatibili con le reti intelligenti, le norme internazionali e con l'infrastruttura della rete di distribuzione.

Come si fa a trovare il bando giusto o a vedere in quale linea ci possono essere ambiti che collimano con i vostri progetti? Si studia. Un consulente europrogettista che propone progetti su H2020 passa le giornate (ma anche mesi) a studiare questi bandi e i documenti antecedenti correlati.



Life 2014 – 2020
Lo strumento di finanziamento LIFE fornisce un sostegno specifico per lo sviluppo e l’attuazione della politica e delle normative dell’Unione in materia di ambiente e clima.
Gli strumenti principali previsti da LIFE sono sovvenzioni, contratti di appalti pubblici e contributi agli strumenti finanziari.
Le sovvenzioni per azioni, che forniscono un contributo finanziario diretto sottoforma di donazione, proverranno dal bilancio dell’Unione e costituiranno lo strumento finanziario più importante nell’ambito di LIFE.
Durante il primo programma di lavoro pluriennale (2014-2017), le sovvenzioni rappresenteranno in linea di massima il 60 % dei contributi finanziari erogati a favore dei progetti.
Il programma LIFE si compone di due sottoprogrammi, Ambiente e Azione per il clima.
Le principali aree di finanziamento nell’ambito del sottoprogramma Ambiente sono: ambiente ed efficienza delle risorse, natura e biodiversità, governance ambientale e informazione.
Le aree di finanziamento chiave nell’ambito del sottoprogramma Azione per il clima sono: mitigazione dei cambiamenti climatici e adattamento, governance climatica e informazione.

Tra gli obiettivi del programma LIFE, vi è quello di contribuire al passaggio verso un’economia efficiente nell’impiego delle risorse, a basso tenore di carbonio e resiliente ai cambiamenti climatici.
Ad esempio, nell’ambito del settore prioritario riguardante l’ambiente e l’efficienza delle risorse, il programma LIFE sostiene i progetti volti a sviluppare, testare e dimostrare gli approcci relativi alle politiche e alla gestione, nonché le buone pratiche e le soluzioni, compresi lo sviluppo e la sperimentazione di tecnologie innovative per fronteggiare le sfide ambientali che possono essere riprodotte, trasferite e divulgate.
LIFE è un programma integrativo per le attività di ricerca finanziate attraverso Orizzonte 2020.
Quindi sono ammessi progetti sul ciclo di vita delle produzioni e dei settori, anche edile, su utilizzo di materiali innovativi, nonché su tutti gli aspetti delle energie rinnovabili, con finalità dimostrative di buone pratiche.



Fondi strutturali, programmi transfrontalieri a gestione partecipata.

I programmi che, in tutto o in parte, investono il territorio del Veneto sono elencati nel mio secondo post del 22 Marzo del 2015, con i siti di riferimento. In alcuni di questi viene fatto un esplicito riferimento a interventi su energie rinnovabili e efficientamento energetico

Central Europe (Europa Centrale)
Asse prioritario 2: sviluppare e implementare soluzioni per incrementare l’efficienza energetica e l’uso delle energie rinnovabili nelle strutture pubbliche.
La call prevede anche la partecipazione di PMI e altri e finanzia sino all’85% dei costi ammissibili.

MED (Mediterraneo)
Obiettivo specifico 2.1: accrescere la capacità di gestione energetica degli edifici pubblici a scala transnazionale.
Anche qui è aperta la partecipazione delle PMI. Anche qui il cofinanziamento è del 85% sui costi ammissibili.

ADRION (Adriatico – Ionio)
Interreg Europe nel terzo e nel quarto tema d’azione cita, testualmente (dal Programme Manual disponibile in rete):
Ob 4. Ambiente ed efficienza nell’uso delle risorse
“Sostenere la transizione industriale verso un uso efficiente delle risorse, la promozione
crescita verde, eco-innovazione e gestione delle prestazioni ambientali nei settori pubblico e privato.”
Ricordo che a questo programma possono accedere le PA, le organizzazioni parapubbliche o partecipate e i privati NO – Profit.


I fondi Strutturali di gestione indiretta: il POR FESR Veneto. 

Secondo previsioni e intenzioni UE l’utilizzo dei fondi comunitari 2014-2020 potrà essere destinato ad interventi per la coesione economica, sociale e territoriale in tutte le aree del Paese.

Tra le undici aree tematiche individuate dall’Unione Europea appare di particolare valenza ai fini energetici quella denominata “Sostenere la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio in tutti i settori”, i cui obiettivi sono stati definiti a livello comunitario e inglobati nella strategia per rilanciare l’economia dell’Unione conosciuta come “Europa 2020”, quale strategia intermedia rispetto ad un orizzonte di più lungo periodo.
Questi obiettivi passano essenzialmente attraverso le politiche energetiche.
Al contempo, per massimizzare le ricadute economiche a livello territoriale, la politica potrà contribuire all’introduzione di innovazioni di processo e di prodotto improntate al risparmio energetico nelle imprese, anche agevolando la sperimentazione e laddove possibile la diffusione di fonti energetiche rinnovabili alternative a quelle a oggi maggiormente diffuse ed al potenziamento delle filiere produttive sia nella bioedilizia sia nella componentistica.

Nelle aree urbane potranno essere sostenuti i sistemi di distribuzione intelligente dell’energia (smart grids) e interventi integrati di risparmio, produzione da fonti rinnovabili, efficienza delle reti e trasporto sostenibile che rispondano ad un’unica strategia di sviluppo dei servizi per una migliore qualità della vita.

Quest’area avrà inoltre delle sinergie con l’area tematica “Promuovere l’adattamento al cambiamento climatico, la prevenzione e la gestione dei rischi” che tenderà a favorire, tra l’altro, la diminuzione delle emissioni di gas ad effetto serra e l’aumento del sequestro di carbonio.

Riferimento esplicito è alla politica di Coesione e ai POR FESR Regionali.

“Secondo la nuova programmazione sui fondi strutturali, in particolare sul FESR, dedicati ai Piani Operativi Regionali (POR)per l’Unione Europea sarà possibile destinare fino al 4% del Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FESR, appunto) per cofinanziare, in ogni Stato membro e in ogni regione UE, gli investimenti per l’efficienza energetica nell’edilizia, quali la posa di doppi vetri, pannelli solari e fotovoltaici, sostituzione di vecchie caldaie. Questi andranno a far parte integrante dei fondi normati dai POR Regionali, nella massima parte.
 Si tratta di quanto disposto dal regolamento previsto dal Parlamento che, data la crisi economica, vuole promuovere la creazione di posti di lavoro e il conseguimento degli obiettivi sui cambiamenti climatici. Il Parlamento Europeo ha adottato la modifica del regolamento inerenti il Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) che procede con l’intento di consentire e facilitare gli investimenti a favore dell’efficienza energetica delle rinnovabili nel campo dell’edilizia abitativa in ogni Stato membro.”Fonte UE.

Nel POR FESR Veneto non viene citata la parola “Bioedilizia” e gli obiettivi 202020, vengono, nel testo, disattesi. Questo non toglie che gli obiettivi citati nel testo possano essere, forse, quelli più onestamente raggiungibili. In ogni caso, come si evincerà dal testo, il ritardo è palese.

Ecco alcune puntualizzazioni. Faccio riferimento al testo del POR FESR Veneto 2014 - 2020 disponibile in rete che presenta, sia come obiettivi Nazionali che come obiettivi Veneti, dei punti di attenzione:

1- un ritardo dell’approvazione (oggi è approvato) che segnalo con esclusiva “attenzione” tecnica: mi riferisco a una “capacità amministrativa” che ogni apparato burocratico, in correlazione al tessuto socioeconomico a cui si riferisce, possiede e che ne definisce e limita la capacità di spesa annua. Difficilmente si riusciranno a recuperare le risorse “non spese” nel lasso di tempo in cui non abbiamo avuto il POR FESR approvato. Altre regioni europee (un esempio per tutti, le regioni della Spagna) hanno cominciato a spendere i soldi del loro POR FESR nel gennaio 2014.
In questo senso l’impegno della società civile dovrà essere forte (come progetti presentati e esecuzioni di lavori fatti ad hoc) per stimolare il recupero, attraverso gli organi preposti, della spesa delle risorse previste e al Veneto allocate.

2- Seppur non sia citata nel POR la parola Bioedilizia,  sono citati obiettivi sull’uso delle rinnovabili, relativi alla politica 20 20 20 dell’Unione Europea, anche se con obiettivi ridotti rispetto alle decisioni approvate in sede UE:
20 – 1 – (ridurre le emissioni di gas serra del 20% rispetto al 1990  e del 21% rispetto al 2005) con un obiettivo italiano del -13% rispetto al 2005 e uno Veneto coerente con il Nazionale. Se tutto va bene (e siamo in ritardo di un anno e mezzo) nel 2020 saremo 8 punti percentuali sotto le richieste UE di Europa 202020.
20 – 2 – (raggiungere entro il 2020 il 20% dell’approvvigionamento energetico da Energie Rinnovabili), con un obiettivo italiano relativamente più basso (17 %) ed uno Veneto decisamente più basso (10,3 %)
20 – 3 – siamo allineati con altri stati nel non dichiarare gli obiettivi (N.D.)

Mi sento su questo tema di suggerire un accorgimento. Anche se la direttiva UE parla di 20 20 20, nonostante gli obiettivi della Italiani e della Regione del Veneto non siano in linea, nella realtà delle cose, nei progetti UE ad oggi presentati e in parte eseguiti questi obiettivi sono di gran lunga superati (in alcuni casi raddoppiati) e questo anche in progetti che vedono come capofila entità e comuni del Veneto.

Quindi, credo che si potrebbe usufruire dei fondi POR in maniera da ottenere finanziamenti per progetti che non si limitino nei loro contenuti agli obiettivi regionali, ma che tendano addirittura a superare quelli europei, al fine di eliminare un gap che, poi, si tradurrebbe in costi correlati per il tessuto produttivo e sociale locale superiori rispetto a paritetiche situazioni in altri paesi Ue.

Quindi, a mio avviso, avanti tutta ma, suggerisco, con progetti ambiziosi e con una visione che vada oltre il locale. Una “glocal” vision.


sabato 18 aprile 2015

Fondi UE e cultura.


Seppur il Governo Italiano, dal 2011 ad oggi, si mantenga, sostanzialmente, sul suo basso apporto alla cultura (trattasi di 1,5 miliardi di €/anno, che è lo 0,20 del PIL) il taglio arriva indiretto. Operato da chi, fino a ieri mecenate per un valore complessivo sei volte superiore all’apporto governativo, si trova oggi schiacciato nella legge di stabilità e nella spending review. Regioni, comuni e le morenti province, già nel 2012 hanno dovuto ridurre la spesa sulla cultura di circa 7,2 Miliardi di €. Nel 2015 (oggi) la legge di stabilità, varata dal Governo Renzi, aumenta la fiscalità (in maniera importante) alle Fondazioni Bancarie. Questo inciderà pesantemente anche sulle prossime erogazioni che questi enti, molto importanti in chiave locale, fino a ieri hanno erogato.
Il sistema culturale, fondamentale per ogni paese, è ineludibile per un paese come il nostro che possiede, da solo, opere artistiche e culturali forse superiori al 50% di tutte quelle presenti nel globo terrestre e che è basato su istituzioni internazionali e grandi, ma anche su un fertilissimo micro tessuto di associazioni, società e cooperative che producono cultura dal basso.
Tutti questi, grandi e piccole entità, in attesa che cali la miopia governativa, dovrebbero strutturarsi in maniera differente se non vuole soccombere. Asciugarsi, modernizzarsi (in senso di proposte collegate alle nuove tecnologie, ad esempio: una bella startup di Milano, pensata e costruita da un ragazzo di Napoli, è Movieday http://www.movieday.it/ ) e adeguare, come mix, diverse fonti di finanziamento. Anche perché con la crisi molto presente, c'è un calo generalizzato di pubblico e quindi anche gli introiti dai ticket non coprono quasi mai le spese.

In questo scenario, a volte paradossale (la cultura e l'arte sono motori economici in nazioni più "povere" di contenuti rispetto a noi), fra le fonti di finanziamento, i Fondi Europei possono fare la loro parte.
E direi che una parte di Italiani lo ha capito e già ci difendiamo benino.

Nello scorso invito del programma EUROPA CREATIVA, sotto programma Cultura (call EACEA -32-2014, scaduto a Ottobre 2014) la componente italiana relativamente ai progetti approvati è importante.
Il programma del bando riportato era strutturato in due categorie: progetti di cooperazione su piccola scala, che prevedevano la presenza di un responsabile del progetto e di almeno altri 2 partner stabiliti in almeno 3 diversi Paesi ammissibili:  in questo settore il contributo europeo poteva arrivare al massimo, per ogni progetto approvato, a 200mila euro, pari a non più del 60% dei costi ammissibili previsti in ogni progetto; e i progetti di cooperazione su larga scala, che prevedevano la presenza di un responsabile del progetto in un paese e di almeno altri 5 partner stabiliti in almeno 6 diversi Paesi partecipanti al programma Europa creativa; in questa seconda famiglia di progetti il contributo europeo massimo  arrivava alla ragguardevole cifra di 2 milioni di euro, pari a non più del 50% del bilancio ammissibile.

Fra gli 80 progetti finanziati complessivamente sulle due categorie, 11 sono Italiani: l’Italia risulta in questo caso la prima nazione come numero di progetti approvati.
Vediamo un po’ più in dettaglio:

Cooperazione su piccola scala: 
su 476 proposte ricevute per progetti di cooperazione su piccola scala, la Commissione UE ha selezionato 64 progetti /13,4%), di cui 9 italiani (14%):

Contact zones dell’associazione culturale Margine operativo (Roma);
Theatres for All della Provincia di Forlì-Cesena;
Skills, Practice and Recruitment of European musicians for tomorrow. Audience Development in classical music della Fondazione Gustav Mahler Musica e Gioventù;
POP DRAMA: Circulating of European Playwriting through people's choice del Centro Diego Fabbri;
Fabulamundi. Playwriting Europe – Crossing generations di PAV Snc di Claudia di Giacomo e Roberta Scaglione;
Developing archaeological audiences along the Roman route Aquileia-Emona-Sirmium-Viminacium della Fondazione Aquileia;
Between Arts and Creativity di Onestage performing arts project;
SENSES: the sensory theatre. New transnational strategies for theater audience building dell’Università degli Studi di Milano;
All Strings Attached: Pioneers of the European Puppetry Behind the Scenes del Comune di Cividale del Friuli.

L’Italia si è distinta per il più alto numero di proposte selezionate, 9, seguita da Francia (8), Regno Unito (8), Belgio (6) e Germania (6).

Cooperazione su larga scala: in questa categoria con cifre più alte su 127 proposte ricevute per progetti la Commissione UE ha selezionato 16 progetti (12,6%), di cui 2 italiani (12,5%):

LPM 2015 > 2018 - Live Performers Meeting di Flyer communication Srl;
EU COLLECTIVE PLAYS! del Teatro Stabile delle Arti Medioevali- Società Cooperativa.

L’Italia, in questa categoria presa singolarmente, si trova al terzo posto per il numero di progetti su larga scala selezionati, insieme a Belgio e Paesi Bassi, preceduti al primo posto dalla Francia, con 4 progetti selezionati, e al secondo posto dal Regno Unito, con 3 progetti selezionati.

Notate inoltre come i beneficiari sono di tipo diversificato: faccio questa distinzione non tanto come caratteristica del bando, definita dai formulari e dalle regole, ma come possibilità, non solo amministrazioni pubbliche o Università ma anche srl, associazioni, cooperative e/o fondazioni possono partecipare e vincere.

Allego per chi desidera i link dove trovate le schede prodotte dalla UE con tutti i progetti approvati, completi dei Partner coinvolti, cifra di progetto, cifra finanziata e % di finanziamento su progetto.

https://eacea.ec.europa.eu/sites/eacea-site/files/2.coop_1_selectedprojectsinclpartners.pdf

https://eacea.ec.europa.eu/sites/eacea-site/files/2.coop_1_selectedprojectsinclpartners.pdf

mercoledì 8 aprile 2015

Volendo, possiamo. Il caso del programma Life.


E’ vero. E’ assodato che dobbiamo fare parecchia strada nella comprensione degli strumenti di finanziamento europei e nel loro utilizzo. E’ altresì vero che questo gap negativo dovremmo superarlo nel più breve tempo possibile: la possibilità di recuperare e portare a casa risorse in un periodo di crisi come questo è fondamentale.
Nella grande erogazione potenziale che investe il nostro paese, oltre ai fondi provenienti in bandi diretti, nei quali si fa riferimento direttamente a organi dell’Unione Europea sia per la richiesta (call) sia per la gestione, esiste la somma definita dai fondi strutturali. Questi ultimi sono decisamente più definiti e fino a ieri completamente “in mano” alle amministrazioni pubbliche: solo le PA infatti, erano le beneficiarie, cioè coloro che a questi potevano dare la prima risposta. Le PMI e il tessuto produttivo venivano investiti in fase successiva, come ritorno. Non a caso sono conosciuti come fondi “indiretti”, nei quali, cioè NON ci riferiamo per la gestione direttamente alla UE, ma, nella stragrande maggioranza dei casi, a enti locali.
Ricordiamo che i fondi europei, sono stati ideati per sostenere la crescita delle aree più deboli dell'Unione, ed ammontano, nella loro totalità ad un valore pari ad un terzo di tutto il bilancio europeo.
Questo obiettivo viene perseguito, abbiamo visto, anche con i fondi strutturali (indiretti) come ad esempio il FESR (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) ed il Fondo Sociale Europeo (FSE).
Il primo sostiene soprattutto la realizzazione di infrastrutture e investimenti produttivi che generano occupazione, soprattutto nel mondo delle imprese. Il secondo mira a favorire l'inserimento professionale dei disoccupati e delle categorie sociali più deboli, finanziando in particolare azioni di formazione.
A questi si affiancano, poi, i cofinanziamenti agli stati (casi in cui l'UE eroga cofinanziamenti non solo sulla base di proprie decisioni ma anche sulla base di declinazioni "locali" presentati alla UE da Governi e Regioni) che generano quelli che sono i PON (Piani Operativi Nazionali) e i POR (Piani Operativi Regionali), che diventano alla fine call for proposals per il territorio. 

Sui Fondi strutturali, quindi, fare i conti è più facile. Sono in un certo senso definiti. 
Fondi strutturali per l'Italia nel periodo 2007 - 2013 (le cifre sono in €):

Periodo
Stanziati
Utilizzati
Percentuale
2007-2013
27.952.613.430
16.290.125.356
58,28%
(Dati 2014, fonte UE, Governo e giornali italiani)

E’ vero che per lo scorso periodo (settennio) il 58,28% delle risorse messe a disposizione dall'Europa spese o impegnate è un dato che ci colloca in coda alla classifica. La situazione non è omogenea a livello territoriale: per quanto riguarda il FESR il dato è la media tra il 73% raggiunto nelle regioni del Centro-Nord (che quindi dovrebbero centrare il pieno impiego delle risorse entro la scadenza fissata alla fine del prossimo anno) e il 57% del Mezzogiorno. La maglia nera ce l’hanno tre regioni: Campania, Calabria e Sicilia. Sono queste  le regioni che maggiormente faticano a impiegare le risorse a disposizione  soprattutto nei programmi per la cultura, il turismo e le infrastrutture di trasporto.
Con motivi diversi. Burocrazia, ignoranza sui fondi UE, corruzione e malaffare. Cause, direi, abbastanza trasversali nel nostro territorio.

Ma non tutte additabili solo al “governo”, locale o centrale che sia. Ma anche ad una diffusa errata conoscenza di quello che effettivamente sono i fondi europei e in che cosa possono essere utilizzati. A discapito di quanti (e oggi stanno diventando tanti) fanno lavori e informazione in questo campo.

Per i fondi diretti, al contrario, è più difficile fare una valutazione. Questo perché non esiste una cifra definita e stanziata. I fondi sono cospicui ma sensibilmente inferiori ai fondi strutturali. La gara qua è un'altra: c’è moltissima competizione. Fatta a colpi di innovazione, di capacità, di soluzioni, di pratiche d’eccellenza e di progettazione ad alti livelli (con difficoltà differenti a seconda delle diverse linee di finanziamento). In ogni caso la competizione è fortissima. E l’asticella è alta.
Ci giochiamo qualche posizione in margini di success rate che raramente superano il 10-15% con 27 paesi partecipanti normalmente (ma che possono arrivare anche a oltre 30, con deroghe e affiliazioni). 
E’ in questo ambito che valgono molto concetti come “project culture” che definisco come la conoscenza matura derivante dall’esperienza di esecuzione delle diverse fasi dei progetti europei,  “credentials” da non confondere con la parola “raccomandazione” cara alla cultura italica, ma definibile come un insieme di esperienze già realizzate con successo (anche piccole) che descrivano nei fatti il “beneficiario”, o anche parole come l’espressione francese “esprit communautarie”.
Il vantaggio del partecipare a queste linee di finanziamento non è (non solo) quello economico. Molto importante, e assoluto, è il vantaggio di apertura e di crescita dei propri skill e delle proprie capacità. Capacità di gareggiare ai massimi livelli di qualità e di risultato. In tutti i mercati del globo. In un certo senso si cresce partecipando, a volte vincendo, e nel caso di vittoria, spendendo in maniera efficace ed efficiente quanto ottenuto. 

E quindi? Senza speranza?

Assolutamente no.
E' in questi casi dove, a volte, la voce Italiana si fa sentire forte. Una voce che spero aumenti. Molto!!!

C’è un’Italia capace. Che è quella che, seppur in minoranza oggi, rischia, si impegna, studia, capisce, applica, sperimenta e diventa eccellenza e esempio. Anche nei fondi europei.
E questi "casi" aprono la strada ad un’Italia “possibile”.
Sono esempi fondamentali per leggere una via e per capirla: infatti, oltre a dirci che “è possibile”, anche nella indeterminatezza di una “gara”, anche nella complessità delle regole, anche nella burocratica lentezza della maggioranza delle PA Italiane, ci danno indicazioni precise su mentalità, stili, approcci e “modus operandi” ai quali il tessuto produttivo e proponente dovrebbe aspirare. Per competere e per uno sviluppo sociale, prima ancora che economico.
C’è anche altro: quello che i potenti e precisi progettisti tedeschi, gli esperti austriaci, i poco appariscenti francesi e gli audaci spagnoli non hanno è la genialità e la fantasia tutta Italiana nel concepire e realizzare soluzioni a problemi. I progetti Italiani, quando sono fatti bene, nel rispetto delle regole, affiancati da progettisti italiani con competenza europea solida, con spese secondo i parametri europei, hanno, quasi sempre, un notevole riscontro in sede europea. E non perché sono lampi nelle tenebre, ma perché sono esempi di buone pratiche e di soluzioni innovative.
Ci sono alcuni programmi in l'Italia eccelle, fra l’altro, non sono nemmeno i più semplici dove risultare vincitori. Qui c'è un'Italia che si prepara, che si affida a tecnici preparati, che ha buone idee, che si mette in gioco e che cerca, e molte volte ci riesce, di migliorare.
Quindi, cercando di guardare il positivo, vorrei stimolare altro positivo. Identificando programmi e progetti dove abbiamo dato sfoggio di buone pratiche e innovazione.


Uno di questi programmi, ad esempio, è il programma Life.
Nel 2014 (valido anche nel 2015) è stato presentato modificato e aumentato rispetto agli anni precedenti. Il nuovo programma è diviso in due macroaree:  Environment (con tre sottoprogrammi: Nature e Biodiversity, Environment and Resource Efficency, Governance and Information) e Climate Action (anche questo con tre sottoprogrammi: Change Mitigation, Change Adaptation, Governance and Information).
Ma è un programma antico che dal 1992 finanzia azioni in campo ambientale.
E qui, la giocano da padroni, due nazioni sopra a tutte le altre. Italia, da quando esiste il programma e, con noi, la Spagna.
Nei periodi sino al 2006, l’Italia ha superato tutti, con un record di 243 progetti finanziati sul totale di 1078 finanziati nel periodo 1992 – 2006, che corrispondono a 113 milioni di euro erogati come contributi (cofinanziamento a fondo perduto) all’Italia.
Nel complesso, 2007 – 2013, l’Italia si è vista approvata 304 progetti su un totale di 1406 approvati dalla UE, per un totale di spesa di circa 2 miliardi e mezzo di Euro, con la Spagna avanti a noi di poche unità (312 progetti approvati totali in tutto il periodo), recuperate nella maggior parte nel 2013.
Infatti, nel 2013, sono state finanziate dalla UE  228 proposte provenienti da tutta Europa.  Di queste 47 hanno come capofila entità Italiane, e altri 5 progetti hanno entità italiane come partner. La Spagna nel 2013 ci ha battuti con 69 progetti approvati.
Sempre nel 2013, fra i 47 Italiani, il Veneto ha ottenuto 4 progetti finanziati (Life ENV)
CARWASTE    proposto da PAL srl ha ottenuto 1.094.237 € su un costo tot di 2.346.103
HFREE Life PICKING proposto da RIVIT SpA ha ottenuto 701.081 € su un costo 
tot di 1.492.614 €
Life REPLACE BELT proposto da Plastic Metal SpA ha ottenuto 736.634 € su c. tot di 1.554.518 €
Life AGRICARE proposto da Veneto Agricoltura ha ottenuto 971.480 € su c. tot di 2.577.825 €
(database UE Life)
I dati del 2014, non sono ancora del tutto disponibili e ve li darò appena possibile.

A fronte di questi successi che si è creata una “scuola” con un buon numero di professionisti (a volte associati in studi, a volte in grosse società o anche come singoli professionisti) che più di altri hanno sviscerato e compreso il meccanismo del programma, ottenendone per il territorio, la massima ricaduta economica possibile, legata a progetti che salvaguardano l’ambiente in tutte le sue forme.

Fra i progetti del 2013 sulle tematiche dell’ambiente, ne sono stati scelti 25 dalla UE e premiati come migliori.
Fra questi 6 sono considerati “Best of the best
Fra questi c’è il progetto Italiano ENERG – ICE proposto da DOW Italia srl

Fra i restanti 19 “Best projects”, compare un altro progetto Italiano. Il SEDI.PORT.SIL proposto dal MED Ingegneria S.rl. sito web:  http://www.lifesediportsil.eu/
Web Submary:

Questo solo come esempio. Si può fare di più? Certo. Ma è anche vero che, volendo, possiamo.
Nel prossimo articolo, vi mostrerò altri progetti in cui l’Italia ha dato esempio ed è stata premiata, anche in altri programmi.