sabato 28 marzo 2015

Strumenti della nuova programmazione per le piccole e medie imprese.


Premessa e dati generali di contesto
La nuova programmazione 2014 – 2020 ha come focus le PMI (in inglese SME) molto più della precedente.  Lo fa in due maniere: la prima aumentare la possibilità di partecipazione alle call dei programmi che già prevedevano le PMI fra i beneficiari come ad esempio all’ottavo programma quadro per la ricerca e l’innovazione, Horizon 2020 o in altri dove le PMI non figuravano come beneficiari, come nei programmi transfrontalieri (già visti) e attraverso il miglioramento di strumenti sperimentati come Erasmus per giovani imprenditori.
Con la seconda tipologia di azione definisce direttive e programmi dedicati direttamente alle piccole e medie (SME Instrument e COSME).

Le PMI non sono un fenomeno solo italiano, sono il 99,8% delle imprese europee di cui 91,2% sono microimprese.  Per un totale Europeo di 20.800.000 unità circa.
Più che analizzare il numero relativo delle PMI è forse più indicativo pensare a fattori come la densità per capire il peso che hanno rispetto alla popolazione, e quindi l’importanza economica.
Se analizziamo la densità delle PMI, cioè il numero delle PMI in rapporto al numero di abitanti si rileva che l’Italia è fra i paesi in cui le PMI hanno una diffusione maggiore subito dopo Repubblica Ceca, Portogallo, e Grecia e più o meno alla pari con Spagna, Svezia, Cipro, Lussemburgo, tutti paesi con valori superiori alla media UE. Notiamo anche che in UK, Germania Olanda e paesi del Nord Est la presenza rispetto di PMI alla popolazione è molto meno significativa.

Questo dato risulta più evidente se si pensa che in Italia l’81% della forza lavoro è impiegato nelle PMI (di cui metà microimprese), nel Regno Unito la % scende al 46% e in Germania e Francia scende addirittura al 39%. “In altre parole, se il ruolo della PMI è importante in Europa, in Italia esso diventa ancor più decisivo”.

La lieve ripresa che è iniziata nel 2010 (a livello Europeo) sembra favorire le PMI anche se permangono delle differenze nazionali soprattutto in termini di occupazione e valore aggiunto prodotto. Per questo è possibile identificare nell’UE-27, tre classi di appartenenza per i paesi:
- gruppo P-P: tassi di crescita positivi sia per occupazione che valore aggiunto, vi troviamo Austria, Germania, Lussemburgo, Malta, Romania, Svezia, UK;
- gruppo N-N: tassi di crescita negativi in entrambi gli indicatori, tra cui Grecia, Irlanda, Spagna, Lettonia e Lituania
- gruppo P-N: tasso di crescita positivo per quanto riguarda il valore aggiunto ma tasso negativo per quanto riguarda l’occupazione. In quest’ultima categoria troviamo Italia, Francia, Danimarca, Belgio, Rep. Ceca, Ungheria, Paesi Bassi, ecc.


SME INSTRUMENT
Le piccole e medie imprese stabilite (sede legale e sedi operative) in un paese che rientra come beneficiario nel programma Horizon 2020 (sono fra paesi membri e associati 35 stati), possono ottenere i finanziamenti e il sostegno dell'UE per i progetti di innovazione finalizzato ad aiutarle nella crescita e nell’espansione delle loro attività in altri paesi - in Europa e oltre. Nel caso di innovazione Tecnologica si fa riferimento al livello TRL (Technological Readliness level) pari a 6 o superiore. Quindi, oggettivamente, alto.  
SME Instrument si colloca nella programmazione Horizon 2020 per il sostegno all'innovazione delle imprese nella sezione “Sfide per la società” per la Leadership per la parte specifica in tecnologie abilitanti e industriali (LEITs).

Gestito da una agenzia intermedia, EASME, è dotato di circa 3 miliardi di € di finanziamenti per il periodo 2014-2020. Dedicato integralmente ed esclusivamente alle PMI aiuta quelle “ad alto potenziale” per lo sviluppo innovativo idee innovative per i prodotti, servizi o processi che sono pronti ad affrontare la concorrenza del mercato globale. Nonostante l’esclusività le PMI richiedenti possono organizzare il progetto (e la richiesta) “nel modo che meglio si adatta alle loro esigenze di business”, non viene, a priori, escluso il subappalto, dando di fatto la possibilità ad un indotto di diversa tipologia di fruire dei benefici in maniera indiretta.  Questa azione, del tutto nuova degli organi della UE, apre di fatto una nuova strada al sostegno all’innovazione e alle PMI, progressivo e di tipo gratuito.

Breve descrizione:

SME Instrument è costruito in un programma in tre fasi, alle quali si può eccedere separatamente e in maniera non sequenziale: posso partecipare alla prima fase e non alle altre, posso saltare la prima fase e partecipare alla seconda, avendo partecipato alla seconda posso avere accesso alla terza. Posso anche fare tutto il percorso, partecipando alle tre fasi, ma per le prime due, è una call ed il fatto di aver ottenuto il finanziamento della prima non mi esonera dal fare un ottimo lavoro sulla seconda, dove posso essere anche non finanziato.
Chi partecipa alla seconda e svolge il progetto in maniera efficiente ed efficace, può accedere al terzo step, che non vede l’intervento anche della finanza a rotazione con prestiti a tasso agevolato.  Il tutto è completato, per i beneficiari che ottengono i finanziamenti, da un servizio di tutor e coaching compreso nel beneficio.

Le specifiche call si ripetono periodicamente e la loro definizione per il 2014 e 2015 è operativa. Le date previste per il 2015 sono le seguenti
Fase 1: 18/03/2015; 17/06/2015; 17/09/2015; 16/12/2015 (valutazione in due mesi)
Fase 2: 18/03/2015; 17/06/2015; 17/09/2015; 16/12/2015 (valutazione in quattro mesi)
Firma delle convenzioni (grant agreement) Fase 1: un mese; Fase 2: due mesi.

Caratteristica di questo bando è l’innovazione.
Secondo una classificazione H2020 gli stati innovatori cono così divisi in Europa:
I gruppi sono così composti:
“Leader dell’innovazione“: Danimarca (DK), Finlandia (FI), Germania (DE) e Svezia (SE);
“Paesi che tengono il passo“: Austria (AT), Belgio (BE), Cipro (CY), Estonia (EE), Francia (FR), Irlanda (IE), Lussemburgo (LU), Paesi Bassi (NL), Slovenia (SI) e Regno Unito (UK);
“Innovatori moderati“: Croazia (HR), Repubblica ceca (CZ), Grecia (EL), Ungheria (HU), Italia (IT), Lituania (LT), Malta (MT), Polonia (PL), Portogallo (PT), Slovacchia (SK) e Spagna (ES);
“Paesi in ritardo“: Bulgaria (BG), Lettonia (LV) e Romania (RO);



Sulle ordinate sigle degli stati e sulle ascisse il TRL (Technology Readiness Level) ossia il livello di maturità tecnologica (parametro che misura il grado di innovazione).

Risultati ottenuti dalle due prime call relativi alle fasi 1. I dati delle fasi 2 sono ancora in analisi per una analisi comparata. Appena possibile la proporrò.

Nella prima scadenza della fase 1 sono state presentate 2.666 proposte di queste ne sono state considerate finanziabili (che non sono quelle finanziate, di solito qualcuna si perde) di 164, risultato europeo. Pari ad una percentuale del 6,1 %.  Quelle poi finanziate effettivamente sono state 155, cioè il 5,8%. Il 94% sono state proposte fatte da aziende che si sono presentate singolarmente, il restante 6 % da più aziende in parternariato come soggetti unici e coordinati.
L’Italia è quella che ha presentato più proposte, ben 436, con 20 proposte finanziate pari a un success rate del 4,59%, cioè in quindicesima (15) posizione rispetto ai 35 paesi presentanti (UE e associati), la spagna ha presentato 420 proposte con 39 proposte finanziate con un success rate del 9,29 %, ed è risultata la prima nazione come numero totale di proposte finanziate.
Prima di noi, come Success Rate, che ritengo il parametro più importante, abbiamo:

1- Irlanda (IRL) con 50 proposte presentate e 10 finanziate (sr 20%)
2- Austria (AT) con 27 proposte presentate e 4 finanziate (sr 14,81%)
3- Inghilterra (GB, UK) con 232 proposte presentate e 26 finanziate (sr 11,21 %)
4- Israele (IL) con 39 proposte presentate e 4 finanziate (sr  10,26 %
5- Spagna (ES) con 420 proposte presentate e 39 finanziate (sr 9,29 %)
6- Svezia (SV) con 47 proposte presentate e 4 finanziate (sr 8,5%)
7- Norvegia (NO) con 24 proposte presentate e 2 finanziate (sr 8,33%)
8- Finlandia (FI) con 78 proposte presentate e 5 finanziate (sr 6,41%)
9- Latvia (LT) con 16 proposte presentate e 1 finanziate (sr 6,25%)
10- Turchia (TR) con 33 proposte presentate e 2 finanziate (sr 6,09%)
11- Germania (DE) con 188 proposte presentate e 11 finanziate (sr  5,85%)
12- Estonia (EE) con 35 proposte presentate e 2 finanziate (sr  5,71%)
13- Danimarca (DK) con 73 proposte presentate e 4 finanziate (sr 5,48%)
14- Francia (F) con 167 proposte presentate e 9 finanziate (sr 5,39%)

Delle proposte provenienti dall’Italia, spiccano le poche proposte presentate dal Veneto.
87 arrivavano dalla Lombardia, di cui finanziate 9.
60 dalla Toscana, di cui finanziate 1.
52 dal Lazio, di cui finanziate 3
45 dall’Emilia Romagna, di cui finanziate 3
34 dal Piemonte, di cui finanziate 2. 
23 dalla Campania, di cui finanziate 0
19 dal Veneto, di cui finanziate 1.
15 dal Friuli, di cui finanziate 0
13 dalla Puglia, di cui finanziate 0
12 dalla Sicilia, di cui finanziate 0
11 dalla Liguria, di cui finanziate 1
10 dalle Marche, di cui finanziate 0
8 dalla Sardegna, di cui finanziate0
7 dal Trentino, di cui finanziate 0
6 dall’Abruzzo,  di cui finanziate 0
4 da Umbria e Calabria, di cui finanziate 0
3 dalla Valle d’Aosta e Basilicata di cui finanziate 0
2 dalle Marche, di cui finanziate 0

Intanto sono pubblici risultati della seconda chiamata della fase 1.
Questa ha visto la presentazione di 2363 proposte. Anche in questo caso abbiamo il record del numero di proposte presentate (inferiore a quello della precedente fase) di 371 proposte. Seguono poi la Spagna con 246, Inghilterra con 120, Portogallo con 101, Danimarca con 101, Olanda 63 e Belgio 63, e a seguire il  resto sparpagliato per gli altri partecipanti, che ricordo, sono 35 paesi.

Delle 2363 proposte l’EASME ha selezionato e finanziato 293 progetti, che sono quasi il doppio del precedente bando, per un sr totale del 12,4% in netto aumento rispetto al precedente del 5,8 %.

Anche l’Italia ha migliorato il numero dei progetti approvati (49, rispetto ai 39 della prima call migliorando il proprio success rate al 13,2%) classificandosi al secondo posto come progetti approvati seguendo solo la Spagna con 57 e superando Regno Unito con 35, Germania con 23 e Francia con 15.

Quindi, direi, nonostante un leggero miglioramento, non un gran risultato da parte nostro paese.
Si tratta sicuramente di una gara di eccellenza, e quindi, difficile. Ma non pensando in prima battuta all’aspetto della competizione, quali potrebbero essere le cause di questo scarso (ininfluente?) approccio a questi strumenti?

Dai dati riportati potrei formulare alcune ipotesi:
Scarsa innovazione assoluta? L’irlanda è uno dei paesi che ha livelli innovativi più alti, anche se non fa il paio ad esempio con Latvia ed estonia (che hanno bassa densità di PMI, basso grado di innovazione) e sono a posizioni sopra a noi con il success rate.

Un basso livello di fondi nazionali destinati alla ricerca e alla innovazione
“A tal proposito è utile citare la nota 14728/11 del Consiglio dell'Unione Europea che fa un'analisi della partecipazione al Settimo programma quadro (2007 – 2013). Da questa nota emerge una possibile correlazione tra la partecipazione al programma quadro e gli investimenti nazionali in ricerca uniti al numero di addetti a ricerca e sviluppo. Considerando quindi una tale correlazione, si potrebbe concludere che ogni azione volta ad aumentare gli investimenti sia pubblici che privati in ricerca e innovazione, e in particolare a rilanciare il numero di addetti a ricerca e sviluppo, potrebbe avere come effetto quello di creare le condizioni volte a incrementare il livello di partecipazione ai bandi dei programmi di ricerca europei”.(Antonio Di Giulio, Direttore DG Ricerca e Innovazione UE).

Diverse concause sono presenti secondo il Governo Italiano (presidenza del Consiglio dei Ministri) Le PMI (ndr)...
“…sono affette da problemi spesso più significativi in termini di scarsa capitalizzazione, limitato accesso alla formazione e all’aggiornamento delle competenze, poche opportunità per affacciarsi sui mercati internazionali (in alcuni settori), crisi di alcune realtà distrettuali e scarsa informazione sull’accesso ai finanziamenti esterni sia in termini di equity che di capitale di debito.” Senza riconoscere il ruolo di un settore fatto da di scuole di eccellenza nell’Euro progettazione (Università e istituti privati) e di professionisti (singoli o società) che si sperimentano in questo settore, accompagnando le PMI verso l’ottenimento di questi fondi."
Difficoltà (procedurale e burocratica) ad accedere ai fondiDalla consultazione delle PMI italiane, è emerso l’elevato peso della problematica del “facile accesso ai finanziamenti”, considerato uno degli elementi chiave per lo sviluppo dell’impresa; mentre in Francia e in Belgio solo il 6% delle PMI consultate lo considera il problema principale, la percentuale italiana è stata del 21%, nettamente superiore alla media europea del 14%. Su queste valutazioni influisce sicuramente la specializzazione produttiva nazionale, in quanto l’industria manifatturiera è il settore in cui la problematica del facile accesso ai finanziamenti ha ottenuto la percentuale più elevata (15%, più alta rispetto al settore dei servizi, dove raggiunge appena il 9%) (dati ministero politiche comunitarie ITA). Questa difficoltà viene in qualche caso riferita alla difficoltà della presentazione, alla mentalità da usare, alle regole finanziarie richieste e alla rendicontazione, che, però, sono le stesse per tutti i partecipanti. A questa si unisce una più volte paventata “incapacità” di presentazione dei progetti (sia in termini di procedure che di contenuti validi) mancanza di “cultura di progetto europea”, di informazione, di preparazione e, infine, di disponibilità verso professionisti dedicati.  

Il nord Italia possiede (meglio, possedeva, dati del 2012 ISTAT) 1.416.274 PMI su un totale italiano di 4.826.882 PMI produttive (che risultano circa un quarto del totale europeo), di cui solo in Lombardia se ne trovavano nel 2012 un numero pari a 893.961
Ad oggi, quindi, l’accesso a questi fondi da parte dell’Italia è, oggettivamente, irrisorio. 
Per il Veneto la ricaduta di questo bando sul mondo delle PMI (in numero di 437.710 nel 2012) è praticamente ininfluente, sia come proposte presentate sia, soprattutto, come finanziamenti ottenuti.


mercoledì 25 marzo 2015

Finanziamenti europei e impresa sociale.

Oggi posto un articolo non mio ma che ho letto e ho trovato interessante.
E' stato pubblicato sulla rivista "Impresa sociale" pubblicazione del gruppo CGM, autrice la dott. ssa Denise Florean. Anche se pubblicato nel Novembre 2014 da una lettura approfondita dell'argomento.
Il link dell'articolo è questo:

http://www.rivistaimpresasociale.it/component/k2/item/101-imprese-sociali-e-finanziamenti-europei-quale-rapporto-il-caso-del-veneto/101-imprese-sociali-e-finanziamenti-europei-quale-rapporto-il-caso-del-veneto.html?start=2

Riporto a seguire le conclusioni.


Conclusioni
La trattazione ha evidenziato come la capacità di crescita ed evoluzione delle imprese sociali sia da considerarsi intimamente connessa alla disponibilità di risorse da investire in progettazione innovativa. La stessa Unione Europea ha tenuto in considerazione questo fattore nel processo di elaborazione delle nuove misure a sostegno dell’imprenditoria sociale nel prossimo settennio di programmazione (2014-2020). La nuova programmazione dei fondi strutturali metterà a disposizione significative risorse economiche che dovranno essere allocate in modo mirato; per questo si rende necessario per le imprese sociali europee un sforzo significativo nel tentativo di intercettarle.
L’analisi svolta sul campione veneto ha messo in luce un quadro piuttosto critico. Con qualche eccezione, le cooperative sociali venete sembrerebbero maggiormente portate alla progettazione su scala locale, in forza delle proprie caratteristiche strutturali e della forma mentis dell’attuale classe dirigente; sembra infatti questa la strada più semplice e sperimentata per acquisire risorse aggiuntive da dedicare all’implementazione di progetti ad alta vocazione sociale, coerenti con la mission cooperativa. Non sembra invece radicata la convinzione di poter realizzare progetti sociali guardando direttamente all’Europa come soggetto finanziatore; le difficoltà nel garantire aspetti di transnazionalità - spesso richiesti nei progetti europei - sembrerebbe essere un deterrente per un cambio di mentalità. Le cooperative intervistate si muovono nell’ambito della progettazione europea soprattutto con il Programma Operativo Regionale, riducendo così i margini di complessità di gestione, non sentendosi ancora adeguatamente attrezzate per le sfide di una progettazione più ampia.
L’Unione ha sicuramente fatto un grande passo nella programmazione di linee di finanziamento ottimali per le imprese sociali, a partire dai fondi FESR e FSE. L’introduzione di strumenti quali il Social Impact Accelerator, la messa a punto del nuovo Programma per l’Occupazione e l’Innovazione Sociale (EaSI) e la promozione del concetto di innovazione sociale all’interno di complessi programmi di finanziamento quali Horizon 2020 sono misure importanti, ma forse premature per una parte della cooperazione sociale italiana (quanto meno quella veneta). E’ probabile che alle imprese sociali serva qualche tempo per riorganizzare le proprie risorse e competenze, al fine di essere attrezzate e competitive a livello europeo. L’attenzione dei policy maker europei non è mai stata tanto concentrata sui bisogni delle imprese sociali come in questi ultimi tre anni; il che lascia presagire esistano ulteriori margini di miglioramento delle politiche ad esse rivolte fino a portare, in tempi maturi, al pieno utilizzo delle misure finanziarie stanziate.

domenica 22 marzo 2015

Cooperazione Territoriale Europea - la nuova stagione di programmi


Premessa
Nell’ambito della progettazione europea e delle possibilità di ottenere dei finanziamenti che, seppur finalizzati a progetti specifici e controllati dalla “triple constraint” (obiettivi, tempi, e budget previsti), sono a “fondo perduto”, chiamati a volte sovvenzioni o cofinanziamenti, vi sono principalmente due macrocategorie. I fondi diretti ed i fondi indiretti. La divisione, facilmente intuibile, è basata sull’ente a cui si fa riferimento per tutto l’iter del progetto dalla richiesta alla rendicontazione finale. Nei “diretti” si fa riferimento alla UE e negli indiretti ad autorità a diverso grado di località, che erogheranno fondi, su progetti, per conto della UE.
In realtà esiste anche una categoria a “gestione partecipata” nella quale possiamo far rientrare i programmi della Cooperazione Territoriale Europea (o CTE). La CTE incoraggia gli attori di territori di diversi Stati membri a cooperare mediante la realizzazione di progetti congiunti, lo scambio di esperienze e la costruzione di reti.

Le componenti della CTE 2014 – 2020 sono tre:
la cooperazione transfrontaliera (Budget 6.626.631.760 €) fra regioni limitrofe mira a promuovere lo sviluppo regionale integrato fra regioni confinanti aventi frontiere marittime e terrestri in due o più Stati membri o fra regioni confinanti in almeno uno Stato membro e un paese terzo sui confini esterni dell'Unione diversi da quelli interessati dai programmi nell'ambito degli strumenti di finanziamento esterno dell'Unione;
la cooperazione transnazionale su territori transnazionali più estesi (Budget 1.821.627.570 €), che coinvolge partner nazionali, regionali e locali;
la cooperazione interregionale (Budget 500.000.000 €) che coinvolge tutti i 28 Stati membri dell’Unione Europea e mira a rafforzare l'efficacia della politica di coesione, promuovendo lo scambio di esperienze, l’individuazione e la diffusione di buone prassi.
Totale destinato alla Cooperazione Territoriale Europea 8.948.259.330 miliardi di euro.

La prima novità positiva è che in attuazione dell’obiettivo CTE per il periodo di programmazione 2014-2020, l’Italia avrà a disposizione risorse per un totale pari a 1.136,8 milioni di euro a prezzi correnti. L’allocazione 2014-2020 comporta un aumento in termini reali (prezzi 2011) delle risorse disponibili, rispetto all’allocazione 2007-2013 pari a circa il 16% sul totale delle risorse CTE.
Le risorse sono a disposizione per la partecipazione a quindici programmi di cooperazione transfrontaliera e transnazionale, di cui:
otto di cooperazione transfrontaliera: Italia-Francia marittimo, Italia-Francia Alcotra, Italia-Svizzera, Italia-Austria, Italia-Slovenia, Italia-Croazia, Grecia-Italia, Italia-Malta
tre programmi di cooperazione transfrontaliera esterna co-finanziati da FESR e IPA (Italia-Albania-Montenegro) e da FESR e ENI (Italia-Tunisia e Mediterranean Sea Basin)
quattro di cooperazione transnazionale: Central Europe, Med, Alpine Space, Adriatic-Ionian (Adrion)
L’Italia parteciperà anche a quattro programmi di cooperazione interregionale che coinvolgono tutti i 28 Stati membri dell’UE: Urbact III, Interreg Europe, Interact, Espon, ai quali sono complessivamente destinati 500 milioni di euro, programmi che coinvolgono tutto il territorio Nazionale
Volendo entrare nello specifico delle allocazioni finanziarie per il veneto troviamo che:

Italia Croazia  201.357.220 €
Italia Austria     82.238.866 €
Italia Slovenia   77.929.954 €

Per i programmi transnazionali abbiamo (SM = Stati membri; PT = Paesi terzi)
ADRION - SM: Grecia, Croazia, Italia, Slovenia - PT: Albania, Bosnia, Erzegovina, Montenegro, Serbia - Contributo complessivo: 83.467.729 €
SPAZIO ALPINO: SM: Germania, Francia, Italia, Austria Slovenia - PT Svizzera, Liechtenstein -  Contributo complessivo: 116.635.466 €
EUROPA CENTRALE: SM: Repubblica Ceca, Germania, Italia, Croazia, Ungheria, Austria, Polonia, Slovenia, Regno Unito - Contributo complessivo: 246.581.112 €
MEDITERRANEO: SM: Grecia, Spagna, Francia, Croazia, Italia, Cipro, Malta, Portogallo, Slovenia, Regno Unito (Gibilterra) - PT: Albania, Bosnia, Erzegovina, Montenegro. Contributo Complessivo: 224.322.525 €.

La seconda novità, ed è quella che ritengo più importante, è che se fino alla scorsa programmazione il sistema vedeva come beneficiari solo le Pubbliche Amministrazioni, da questa programmazione le entità PRIVATE SONO ammesse come partner. Fino a ieri era possibile solo sulla base di specifici servizi che potevano essere messi a bando dalle PA locali, dopo aver partecipato alle Call ed essersi aggiudicate il contributo, in fase di realizzazione del progetto.

Questo significa:
- una possibile iniezione di risorse anche per il mondo delle PMI ma anche delle imprese più grandi.
- la possibilità di partecipare attivamente alla realizzazione dei progetti.
- la possibilità di integrare in ambito di progetti quadro, spese strutturali in operazioni a largo respiro, rifacendosi al modello proposto dei progetti integrati previsti dal programma Life 2014 – 2020 (diretto, dedicato all’ambiente, clima, natura, biodiversità e foreste).

Siamo all’inizio. I bandi si stanno aprendo e mi piacerebbe pensare che una volta tanto, l’italia riuscisse a prendere le risorse e a spenderle per il meglio.
Concludo con una elenco dei link dei siti europei dei singoli programmi. 

Central Europe: http://www.central2020.eu/ 

Italia - Austria:  http://www.interreg.net/
Italia - Slovenia:  http://www.ita-slo.eu/ita/
Italia - Croazia:  (sito in realizzazione, in sostituzione metto quello dell'Emilia Romagna, agevole come info): http://territorio.regione.emilia-romagna.it/sviluppo-coesione-e-cooperazione-territoriale/cooperazione-territoriale-europea/it-hr-italia-croazia

E per conoscenza:
Interreg Europe: http://www.interreg4c.eu/


In questi siti trovate tutte le info. Grazie per la lettura. 
(info estratte da documenti ufficiali UE, Regione Veneto, Regione Emilia Romagna, Governo)







sabato 21 marzo 2015

Nuovo blog!!!! Fondi e opportunità finanziarie europee.


Eccomi qua. Un nuovo blog.
Perché? Presto detto!
Stanco di vedere che in Italia il lavoro di euro progettista è poco compreso e, più in generale, l’ottenimento di  fondi europei è ancora insufficiente rispetto a quello che si potrebbe fare e soprattutto a quante risorse potremmo portare in Italia, ho pensato nel mio piccolo di fare qualcosa.
Un blog su Fondi europei e progetti europei. Un linea di informazione gratuita e bidirezionale, dove parlo del mio lavoro, delle notizie, di opportunità. E mi metto a disposizione per dare informazioni, spero, utili per chi ne ha bisogno.
Non "posterò" qui documenti o altre cose che potete trovare, più o meno agevolmente, in internet.
Ma inserirò segnalazioni, analisi, suggerimenti, indicazioni… e anche altre cose.
Inoltre, ove possibile, risponderò alle Vostre domande e ai Vostri stimoli.
Credo che, nel mio piccolo, sia importante aumentare la cultura in questo settore. In maniera più estesa parlare ad esempio di: cultura di progetto, cultura nella rendicontazione, cultura e conoscenza nei fondi e nelle opportunità che la partecipazione dell’Italia all’Unione Europea crea.
Una voce oltre gli spot della propaganda politica e oltre il mare di falsi miti e luoghi comuni che a volte sommerge questo settore professionale. 
Oggi qui mi fermo.
Domani piccolo spot sui programmi di cooperazione trasfrontaliera, sostenuti dai Fondi Strutturali, e, oggi, importante occasione di realizzazione di progetti ambiziosi anche per PRIVATI.
A presto.