Premessa e dati generali di contesto
La nuova
programmazione 2014 – 2020 ha come focus le PMI (in inglese SME) molto più
della precedente. Lo fa in due
maniere: la prima aumentare la possibilità di
partecipazione alle call dei programmi che già prevedevano le PMI fra i beneficiari come
ad esempio all’ottavo programma quadro per la ricerca e l’innovazione, Horizon
2020 o in altri dove le PMI non figuravano come beneficiari, come nei programmi transfrontalieri (già
visti) e attraverso il miglioramento di strumenti sperimentati come Erasmus per giovani
imprenditori.
Con la
seconda tipologia di azione definisce direttive e programmi dedicati direttamente
alle piccole e medie (SME Instrument e COSME).
Le PMI non
sono un fenomeno solo italiano, sono il 99,8% delle imprese europee di cui
91,2% sono microimprese. Per un
totale Europeo di 20.800.000 unità circa.
Più che
analizzare il numero relativo delle PMI è forse più indicativo pensare a
fattori come la densità per capire il peso che hanno rispetto alla popolazione,
e quindi l’importanza economica.
Se
analizziamo la densità delle PMI, cioè il numero delle PMI in rapporto al
numero di abitanti si rileva che l’Italia è fra i paesi in cui le PMI hanno una
diffusione maggiore subito dopo Repubblica Ceca, Portogallo, e Grecia e più o
meno alla pari con Spagna, Svezia, Cipro, Lussemburgo, tutti paesi con valori
superiori alla media UE. Notiamo anche che in UK, Germania Olanda e paesi del
Nord Est la presenza rispetto di PMI alla popolazione è molto meno
significativa.
Questo dato risulta più evidente se si pensa che
in Italia l’81% della forza lavoro è impiegato nelle PMI (di cui metà
microimprese), nel Regno Unito la % scende al 46% e in Germania e Francia
scende addirittura al 39%. “In altre parole, se il ruolo della PMI è importante
in Europa, in Italia esso diventa ancor più decisivo”.
La lieve
ripresa che è iniziata nel 2010 (a livello Europeo) sembra favorire le PMI
anche se permangono delle differenze nazionali soprattutto in termini di
occupazione e valore aggiunto prodotto. Per questo è possibile identificare
nell’UE-27, tre classi di appartenenza per i paesi:
- gruppo P-P: tassi di crescita positivi sia per occupazione che valore
aggiunto, vi troviamo Austria, Germania, Lussemburgo, Malta, Romania, Svezia,
UK;
- gruppo N-N: tassi di crescita negativi in entrambi gli indicatori, tra cui
Grecia, Irlanda, Spagna, Lettonia e Lituania
-
gruppo P-N: tasso di crescita positivo per quanto
riguarda il valore aggiunto ma tasso negativo per quanto riguarda
l’occupazione. In quest’ultima categoria troviamo Italia, Francia, Danimarca, Belgio, Rep. Ceca, Ungheria, Paesi
Bassi, ecc.
SME INSTRUMENT
Le piccole e
medie imprese stabilite (sede legale e sedi operative) in un paese che rientra come
beneficiario nel programma Horizon 2020 (sono fra paesi membri e associati 35
stati), possono ottenere i finanziamenti e il sostegno dell'UE per i progetti di
innovazione finalizzato ad aiutarle
nella crescita e nell’espansione delle loro attività in altri paesi - in Europa
e oltre. Nel caso di innovazione Tecnologica si fa riferimento al livello TRL
(Technological Readliness level) pari a 6 o superiore. Quindi, oggettivamente,
alto.
SME
Instrument si colloca nella programmazione Horizon 2020 per il sostegno all'innovazione
delle imprese nella sezione “Sfide per la società” per la Leadership per la parte
specifica in tecnologie abilitanti e industriali (LEITs).
Gestito da
una agenzia intermedia, EASME, è dotato di circa 3 miliardi di € di finanziamenti
per il periodo 2014-2020. Dedicato integralmente ed esclusivamente alle PMI
aiuta quelle “ad alto potenziale” per lo sviluppo innovativo idee innovative
per i prodotti, servizi o processi che sono pronti ad affrontare la concorrenza
del mercato globale. Nonostante l’esclusività le PMI richiedenti possono
organizzare il progetto (e la richiesta) “nel modo che meglio si adatta alle
loro esigenze di business”, non viene, a priori, escluso il subappalto, dando
di fatto la possibilità ad un indotto di diversa tipologia di fruire dei
benefici in maniera indiretta. Questa azione, del tutto nuova degli organi della UE, apre di
fatto una nuova strada al sostegno all’innovazione e alle PMI, progressivo e di
tipo gratuito.
Breve descrizione:
(Trovate
le informazioni sul programma al sito: http://ec.europa.eu/programmes/horizon2020/en/h2020-section/sme-instrument)
SME
Instrument è costruito in un programma in tre fasi, alle quali si può eccedere
separatamente e in maniera non sequenziale: posso partecipare alla prima fase e
non alle altre, posso saltare la prima fase e partecipare alla seconda, avendo
partecipato alla seconda posso avere accesso alla terza. Posso anche fare tutto
il percorso, partecipando alle tre fasi, ma per le prime due, è una call ed il
fatto di aver ottenuto il finanziamento della prima non mi esonera dal fare un
ottimo lavoro sulla seconda, dove posso essere anche non finanziato.
Chi partecipa
alla seconda e svolge il progetto in maniera efficiente ed efficace, può
accedere al terzo step, che non vede l’intervento anche della finanza a
rotazione con prestiti a tasso agevolato.
Il tutto è completato, per i beneficiari che ottengono i finanziamenti,
da un servizio di tutor e coaching compreso nel beneficio.
Le
specifiche call si ripetono periodicamente e la loro definizione per il 2014 e
2015 è operativa. Le date previste per il 2015 sono le seguenti
Fase 1:
18/03/2015; 17/06/2015; 17/09/2015; 16/12/2015 (valutazione in
due mesi)
Fase 2:
18/03/2015; 17/06/2015; 17/09/2015;
16/12/2015 (valutazione in quattro mesi)
Firma delle
convenzioni (grant agreement) Fase 1:
un mese; Fase 2: due mesi.
Caratteristica
di questo bando è l’innovazione.
Secondo una
classificazione H2020 gli stati innovatori cono così divisi in Europa:
I gruppi
sono così composti:
“Leader dell’innovazione“: Danimarca (DK), Finlandia (FI), Germania (DE) e Svezia (SE);
“Paesi che tengono il passo“: Austria (AT), Belgio (BE), Cipro (CY), Estonia (EE), Francia
(FR), Irlanda (IE), Lussemburgo (LU), Paesi Bassi (NL), Slovenia (SI) e Regno
Unito (UK);
“Innovatori moderati“: Croazia (HR), Repubblica ceca (CZ), Grecia (EL), Ungheria (HU),
Italia (IT), Lituania (LT), Malta (MT), Polonia (PL), Portogallo (PT),
Slovacchia (SK) e Spagna (ES);
“Paesi in ritardo“: Bulgaria (BG), Lettonia (LV) e Romania (RO);
Grafici
dal sito http://www.horizon2020news.it/leaders-per-l-innovazione-nell-ue-e-la-posizione-dellitalia
Sulle
ordinate sigle degli stati e sulle ascisse il TRL (Technology Readiness Level) ossia il livello di maturità tecnologica (parametro che misura il grado di innovazione).
Risultati ottenuti dalle due prime call
relativi alle fasi 1. I dati delle fasi 2 sono ancora
in analisi per una analisi comparata. Appena possibile la proporrò.
Nella prima scadenza della fase 1 sono state presentate 2.666
proposte di queste ne sono state considerate finanziabili (che non sono quelle
finanziate, di solito qualcuna si perde) di 164, risultato europeo. Pari ad una
percentuale del 6,1 %. Quelle poi
finanziate effettivamente sono state 155,
cioè il 5,8%. Il 94% sono state
proposte fatte da aziende che si sono presentate singolarmente, il restante 6 %
da più aziende in parternariato come soggetti unici e coordinati.
L’Italia è
quella che ha presentato più proposte, ben 436,
con 20 proposte finanziate pari a un
success rate del 4,59%, cioè in quindicesima (15) posizione rispetto ai
35 paesi presentanti (UE e associati), la spagna ha presentato 420 proposte con
39 proposte finanziate con un success rate del 9,29 %, ed è risultata la prima
nazione come numero totale di proposte finanziate.
Prima di
noi, come Success Rate, che ritengo il parametro più importante, abbiamo:
1- Irlanda (IRL) con 50 proposte presentate e
10 finanziate (sr 20%)
2- Austria (AT) con 27 proposte presentate e
4 finanziate (sr 14,81%)
3- Inghilterra (GB, UK) con 232 proposte
presentate e 26 finanziate (sr 11,21 %)
4- Israele (IL) con 39 proposte presentate e
4 finanziate (sr 10,26 %
5- Spagna (ES) con 420 proposte presentate e
39 finanziate (sr 9,29 %)
6- Svezia (SV) con 47 proposte presentate e 4
finanziate (sr 8,5%)
7- Norvegia (NO) con 24 proposte presentate e
2 finanziate (sr 8,33%)
8- Finlandia (FI) con 78 proposte presentate
e 5 finanziate (sr 6,41%)
9- Latvia (LT) con 16 proposte presentate e 1
finanziate (sr 6,25%)
10- Turchia (TR) con 33 proposte presentate e
2 finanziate (sr 6,09%)
11- Germania (DE) con 188 proposte presentate
e 11 finanziate (sr 5,85%)
12- Estonia (EE) con 35 proposte presentate e
2 finanziate (sr 5,71%)
13- Danimarca (DK) con 73 proposte presentate
e 4 finanziate (sr 5,48%)
14- Francia (F) con 167 proposte presentate e
9 finanziate (sr 5,39%)
Delle proposte provenienti dall’Italia, spiccano
le poche proposte presentate dal Veneto.
87 arrivavano dalla Lombardia, di cui
finanziate 9.
60 dalla Toscana, di cui finanziate 1.
52 dal Lazio, di cui finanziate 3
45 dall’Emilia Romagna, di cui finanziate 3
34 dal Piemonte, di cui finanziate 2.
23 dalla Campania, di cui finanziate 0
19 dal Veneto, di cui finanziate 1.
15 dal Friuli, di cui finanziate 0
13 dalla Puglia, di cui finanziate 0
12 dalla Sicilia, di cui finanziate 0
11 dalla Liguria, di cui finanziate 1
10 dalle Marche, di cui finanziate 0
8 dalla Sardegna, di cui finanziate0
7 dal Trentino, di cui finanziate 0
6 dall’Abruzzo, di cui finanziate 0
4 da Umbria e Calabria, di cui finanziate 0
3 dalla Valle d’Aosta e Basilicata di cui
finanziate 0
2 dalle Marche, di cui finanziate 0
Intanto sono pubblici risultati della seconda
chiamata della fase 1.
Questa ha
visto la presentazione di 2363 proposte. Anche in questo caso abbiamo il record
del numero di proposte presentate (inferiore a quello della precedente fase) di
371 proposte. Seguono poi la Spagna con 246, Inghilterra con 120, Portogallo
con 101, Danimarca con 101, Olanda 63 e Belgio 63, e a seguire il resto sparpagliato per gli altri
partecipanti, che ricordo, sono 35 paesi.
Delle 2363
proposte l’EASME ha selezionato e finanziato 293 progetti, che sono quasi il
doppio del precedente bando, per un sr totale del 12,4% in netto aumento
rispetto al precedente del 5,8 %.
Anche
l’Italia ha migliorato il numero dei progetti approvati (49, rispetto ai 39
della prima call migliorando il proprio success rate al 13,2%) classificandosi
al secondo posto come progetti approvati seguendo solo la Spagna con 57 e
superando Regno Unito con 35, Germania con 23 e Francia con 15.
Quindi,
direi, nonostante un leggero miglioramento, non un gran risultato da parte
nostro paese.
Si tratta
sicuramente di una gara di eccellenza, e quindi, difficile. Ma non pensando in
prima battuta all’aspetto della competizione, quali potrebbero essere le cause
di questo scarso (ininfluente?) approccio a questi strumenti?
Dai dati
riportati potrei formulare alcune ipotesi:
Scarsa innovazione assoluta? L’irlanda è uno dei paesi che ha livelli innovativi più alti,
anche se non fa il paio ad esempio con Latvia ed estonia (che hanno bassa
densità di PMI, basso grado di innovazione) e sono a posizioni sopra a noi con
il success rate.
Un basso livello di fondi nazionali destinati
alla ricerca e alla innovazione?
“A tal proposito è utile citare la nota 14728/11 del Consiglio dell'Unione Europea che fa un'analisi della partecipazione al Settimo programma quadro (2007 – 2013). Da questa nota emerge una possibile correlazione tra la partecipazione al programma quadro e gli investimenti nazionali in ricerca uniti al numero di addetti a ricerca e sviluppo. Considerando quindi una tale correlazione, si potrebbe concludere che ogni azione volta ad aumentare gli investimenti sia pubblici che privati in ricerca e innovazione, e in particolare a rilanciare il numero di addetti a ricerca e sviluppo, potrebbe avere come effetto quello di creare le condizioni volte a incrementare il livello di partecipazione ai bandi dei programmi di ricerca europei”.(Antonio Di Giulio, Direttore DG Ricerca e Innovazione UE).
Diverse concause sono presenti secondo il Governo Italiano (presidenza del
Consiglio dei Ministri) Le PMI (ndr)...
“…sono affette da problemi spesso più significativi in termini di scarsa capitalizzazione, limitato accesso alla formazione e all’aggiornamento delle competenze, poche opportunità per affacciarsi sui mercati internazionali (in alcuni settori), crisi di alcune realtà distrettuali e scarsa informazione sull’accesso ai finanziamenti esterni sia in termini di equity che di capitale di debito.” Senza riconoscere il ruolo di un settore fatto da di scuole di eccellenza nell’Euro progettazione (Università e istituti privati) e di professionisti (singoli o società) che si sperimentano in questo settore, accompagnando le PMI verso l’ottenimento di questi fondi."
Difficoltà (procedurale e burocratica) ad
accedere ai fondi? Dalla consultazione delle PMI italiane, è emerso l’elevato peso della problematica del “facile accesso ai finanziamenti”, considerato uno degli elementi chiave per lo sviluppo dell’impresa; mentre in Francia e in Belgio solo il 6% delle PMI consultate lo considera il problema principale, la percentuale italiana è stata del 21%, nettamente superiore alla media europea del 14%. Su queste valutazioni influisce sicuramente la specializzazione produttiva nazionale, in quanto l’industria manifatturiera è il settore in cui la problematica del facile accesso ai finanziamenti ha ottenuto la percentuale più elevata (15%, più alta rispetto al settore dei servizi, dove raggiunge appena il 9%) (dati ministero politiche comunitarie ITA). Questa difficoltà viene in qualche caso riferita alla
difficoltà della presentazione, alla mentalità da usare, alle regole finanziarie richieste e alla rendicontazione, che, però, sono le stesse
per tutti i partecipanti. A questa si unisce una più volte paventata “incapacità” di
presentazione dei progetti (sia in termini di procedure che di contenuti validi) mancanza di “cultura di progetto europea”, di informazione, di preparazione e, infine, di disponibilità verso professionisti dedicati.
Il nord Italia
possiede (meglio, possedeva, dati del 2012 ISTAT) 1.416.274 PMI su un totale
italiano di 4.826.882 PMI produttive (che risultano circa un quarto del totale
europeo), di cui solo in Lombardia se ne trovavano nel 2012 un numero pari a
893.961
Ad oggi,
quindi, l’accesso a questi fondi da parte dell’Italia è, oggettivamente,
irrisorio.
Per il Veneto la ricaduta di questo bando sul mondo delle PMI (in
numero di 437.710 nel 2012) è praticamente ininfluente, sia come proposte
presentate sia, soprattutto, come finanziamenti ottenuti.