Cosa devo mettere (attenzioni) nella stesura di un progetto per l'Unione Europea, per avere sufficienti
possibilità di gareggiare alla pari con gli altri proponenti e sperare di
ottenere un finanziamento?
Le call europee sono delle “gare”.
A parte la
possibilità di fare “lobby”, nel senso buono ed efficace del termine, resta il
fatto che, sempre di più al giorno d’oggi, risulta necessario in ogni caso
realizzare un BUON progetto.
Valido, sostenibile, corretto e attuabile. Ovviamente senza un contenuto valido e di spessore, sono attenzioni inutili. Ma questo, già lo immaginate.
Ma ci sono attenzioni particolari, da tenere sempre presente.
Riassumo quelli che a mio avviso sono i 13 punti generali,
che descrivono le principali attenzioni caratteristiche da produrre quando si prepara un progetto in risposta ad una call Europea.
Utilità. “Dare”
qualcosa. Sembra una affermazione banale e lapalissiana. Ma è davvero così?
Interrogatevi sull’utilità e sulla ripetibilità del vostro approccio a quel
dato problema e sulla soluzione che date. Non sarete sicuramente i soli, in
questo piccolo grande pianeta, ad avere affrontato, pensato, provato a
risolvere il vostro “problema”. E non sarete i soli ad essere interessati alla
soluzione. Cosa “date” a fronte di soldi che vi vengono “donati”? Oltre ad una
perfetta e puntuale esecuzione di quanto previsto. Le leggi sulla privacy e
sulla proprietà intellettuale vi tutelano, quindi sgombrate la mente dalla paura
che vi “freghino” l’idea o la soluzione. In ogni caso sarete il primo ad
applicarla, se il vostro progetto è efficace.
Ed una sana competizione con chi vi emulerà o dal vostro
progetto prenderà spunto, vi spingerà e porterà verso nuove evoluzioni del vostro pensiero e verso nuove sfide.
Ma cosa, davvero, date a questo sistema? Una buona risposta
deve emergere limpida dal progetto che proponete.
Risultati misurabili.
Altro scoglio per la progettazione Italiana. I risultati saranno misurabili
(ripetibili, verificabili) solo quando gli obiettivi del progetto saranno tali.
Obiettivi aleatori non permettono di verificare la riuscita del progetto sia ex
ante che ex post. Quindi, di seguito, alcune domande che possono aiutare: da
situazione (stato di fatto) partiamo, per cambiare cosa, di che quantità, come
la misuriamo, cosa cambia nel sistema se riusciamo a raggiungere i nostri
obiettivi (indicatori).
Sintesi.
Esercizio complesso. Essere sintetici e nel contempo chiari ed esaustivi non è
facile. Ma anche questo è necessario. Presuppone una profonda conoscenza di ciò
che si scrive. Una prova? Provate a spiegare con poche parole e semplicemente a
un “non esperto” quello che volete fare. E poi fallo in inglese. Se hai
l’occasione, fatti capire da un inglese. Quasi tutte le proposte vanno
presentate in Inglese. I modi di dire Italiani e le costruzioni sintattiche
della nostra lingua, non sempre coincidono con quelle della lingua Inglese.
Siete sicuri che una volta tradotto chi legge il progetto, capisca esattamente
quello che intendete realizzare? Anche in questo caso la sintesi aiuta.
Pragmatismo e
concretezza. Dal vocabolario “Atteggiamento mentale e comportamento di chi
privilegia la pratica e la concretezza rispetto alla teoria, agli schemi
astratti e ai principi ideali.” Nei progetti le teorie, schemi e principi
devono essere pragmatici, cioè collegati ad azioni, mezzi, tempi, risultati e
prodotti. Quindi spiegate sinteticamente e in maniera chiara la vostra teoria,
e poi dimostratela. Con azioni, risultati e prodotti. Concreti.
Sostenibilità. Intesa
in diverse accezioni. C’è la sostenibilità ambientale, prevedere nel progetto
(cioè per la sua implementazione) un utilizzo oculato e parsimonioso di risorse
ambientali e una serie di azioni a questo mirate. C’è la sostenibilità
economica, che fa si che il progetto da un lato sia ben “misurato”
economicamente, dall’altro che parte di esso possa dare vita ad attività che
proseguono dopo la fine del progetto stesso.
Innovazione. C’è
innovazione assoluta (intesa anche come un nuovo approccio ad un problema
conosciuto, o una nuova proposta di servizio, non solo un
prodotto/oggetto/macchina nuovo in assoluto) e innovazione relativa (al
contesto). Ma l’innovazione serve. È necessaria per i progetti. Perché è
fondamentale per risolvere i problemi in termini di sostenibilità, assicurando
uno sviluppo sociale ed economico sostenibile, liberato dai suoi difetti.
Disseminazione,
non come una volta, ma per aumentare l’Impatto. Comunicare all’esterno degli
ambienti scientifici i risultati del progetto e le possibili applicazioni.
Comunicare a cittadini, a pubbliche amministrazioni, all’industria, ad altri
settori produttivi, alla politica.
Quindi dividere in target audience e calibrare i messaggi ed
i contenuti. Sviluppare dei key message. Sviluppare un piano di disseminazione
ed un message mapping.
Durata. Ogni
progetto ha un inizio, uno svolgimento ed una fine. Anche questo sembra ovvio, ma la
fine deve essere delineata in maniera concreta (da fatti e risultati) e definita come l’inizio (alle volte si prevede un "kick off meeting"). Quando pensate ad un
progetto, focalizzate quale sarà “l’arrivo”. Con il raggiungimento di che
obiettivo, risultato. Più chiaro sarà e più lo sforzo di definizione dei passi
per raggiungere il vostro obiettivo sarà lineare, logico e comprensibile.
Banalmente, anche a chi giudicherà il vostro progetto per decidere se darvi dei
soldi o meno. Dimenticate l’idea di “voler risolvere tutti i problemi di una
certa situazione” con un solo progetto. Applicate “modestia progettuale”: un
obiettivo, 5/8 azioni per raggiungerlo, mezzi, risorse (denaro e ore/persona)
necessari, indicatori, che vi dicano se siete nella direzione giusta
nell’esecuzione e che l’arrivo sia quello che avete previsto, e una bella e
sincera analisi di quello che potrebbe andare storto. A quest’ultima fase,
provate a mettere soluzioni in base alle vostre possibilità, ossia solo dove
potete incidere.
Grado di cambiamento.
I migliori progetti sono quelli che incidono nella realtà e nelle abitudini
portando un cambiamento, un miglioramento relativamente ad una o più
problematiche/situazioni complesse. “Dopo” deve essere diverso da “prima”. Con
un nuovo progetto possiamo fare dei passi verso una nuova situazione, e quindi
contribuire ad una ottica o discussione, grado basso, oppure ad esempio,
possiamo proporre un cambiamento più o meno radicale in un sistema o con un
servizio/prodotto, che cambia la situazione delle cose (innovazione assoluta),
grado alto. Il cambiamento portato col progetto deve “vivere” anche a progetto
finito.
Aderenza alle
politiche e agli obiettivi UE. Il nostro progetto deve contribuire al
raggiungimento degli obiettivi UE (Europa 2020, strategia di Lisbona….,
altro….) e non viceversa. Bisogna conoscere, e bene, il mainstream politico che ha portato gli organi UE a emettere la call a cui partecipate.
Ogni call ha in se priorità e obiettivi aderenti a
questi piani e queste strategie. I casi sono due: o “fittiamo” con gli
obiettivi europei, e abbiamo delle chances di vedere il nostro progetto
approvato; o non “fittiamo", e allora le nostre chances sono più o meno zero.
Per questo dovete avvalervi di tecnici che, oltre a saper progettare, conoscano
le politiche e i documenti di programmazione (libri bianchi, direttive, ecc…) e
non solo che sappiano che ci sono le call, quelle ve le trovate sul web. Molte
volte, limiti delle call, non sono nemmeno tutte nelle guide, ma sono anche nei
documenti (direttive) precedenti.
Considerare e
comprendere le politiche trasversali. Diritti umani, parità, inclusione
sociale, non discriminazione, impatto ambientale, carbon footprint, cambiamento
climatico ecc… sono tutte politiche che pervadono la nostra realtà in senso
orizzontale. E lo fanno anche con le azioni che metterete in atto con
l’esecuzione del vostro progetto. La UE ha posizioni sempre più precise in
queste politiche. Tenetene conto, nelle azioni, nelle scelte che mettete in
essere per raggiungere i vostri risultati. Considerate anche che questi ultimi
siano coerenti con le politiche UE relative agli argomenti delle politiche
trasversali.
Valore aggiunto
europeo. Il fratello minore del principio di sussidiarietà. Mi spiego,
teniamo intanto presente che la spesa europea deve essere giustificata come investimento per il
futuro. In tal senso, il concetto di valore aggiunto europeo può fornire un
valido insieme di criteri. È utile, inoltre, ricordare che la spesa dell'Unione
europea, creando valore aggiunto europeo, dovrebbe contribuire a un più
efficace raggiungimento degli obiettivi politici condivisi riducendo,
possibilmente, anche la necessità di spese nazionali parallele.
“Di fatto, il valore aggiunto europeo può essere considerate il "corollario del tradizionale principio di sussidiarietà” come definite nell'articolo 5 del trattato sull'Unione Europea:
"In virtù del principio di sussidiarietà, nei settori che non sono di sua competenza esclusiva, l'Unione interviene soltanto se e in quanto gli obiettivi dell'azione prevista non possono essere conseguiti in maniera sufficiente dagli Stati membri, né a livello centrale né a livello regionale e locale, ma possono, a motivo della portata o degli effetti dell'azione in questione, essere meglio raggiunti a livello di Unione.”(dal Trattato dell’Unione Europea, art. 5)."
Quindi? Come possiamo creare valore aggiunto europeo nel nostro
progetto? Ad esempio attuando le azioni previste dalla legislazione UE e
garantendone l’applicazione. Oppure realizzando economie di scala a livello
europeo. Diffondere i risultati avvalendosi della creazione di reti nuove
(networking) che permettano una diffusione sempre migliore e capillare a
livello europeo dei risultati che raggiungeremo. Assicurare un coordinamento
fra risorse europee che sono necessarie, secondo le nostre previsioni, al miglior
completamento del nostro progetto e creare le condizioni affinché la sinergia
fra queste risorse abbia il miglior risultato possibile. Applicare modelli e
soluzioni, attuabili non solo a livello locale o regionale, ma in tutto il
territorio UE.
Impatto. Fondamentale. Trasformare
buone idee in prodotti e servizi garantendo un impatto positivo sull’economia e la società. E, in forza di una
maggiore selettività, solo i progetti che lo assicurano saranno finanziati.
Anche i precedenti programmi quadro avevano obiettivi di
questo tipo, ma molti progetti, pur scientificamente rilevanti, non sono
diventati prodotti o servizi e quindi non hanno contribuito a migliorare
economia e società. Di conseguenza, per assicurare un programma realmente
efficace, nella nuova programmazione molte cose sono cambiate.
Nei programmi precedenti spesso erano utilizzati know-how e
risultati già esistenti.
Scientificamente rilevanti ma poco efficaci per il mercato. Spesso
venivano ignorate le esigenze degli
utilizzatori finali perdendo così la concreta prospettiva di arrivare a
prodotti e servizi reali. Ora non è più possibile, tutti i programmi puntano a
far crescere l’economia e la società.Nei precedenti programmi la comunicazione
e le altre discipline trasversali erano sottovalutate e spesso, con l’illusione
del risparmio, affidate a personale interno non specializzato. Ora non si può
fare, le risorse interne non saranno sufficienti per affrontare adeguatamente
comunicazione, marketing e le altre discipline trasversali. Ora servono veri specialisti.
Il principale cambiamento rispetto ai precedenti programmi è l’urgenza di garantire un impatto positivo su economia e società. Le
discipline trasversali come dissemination, relazioni pubbliche o gestione
finanziaria hanno un ruolo fondamentale per produrre l’impatto richiesto.
Considerato tutto questo in un progetto, partite alla pari. Risulta evidente che l'ausilio di un tecnico specializzato e preparato è auspicabile. A voi resta da mettere l'idea ed il vostro contenuto, unico e originale.
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