giovedì 14 maggio 2015

13 attenzioni per un progetto vincente.


Cosa devo mettere (attenzioni) nella stesura di un progetto per l'Unione Europea, per avere sufficienti possibilità di gareggiare alla pari con gli altri proponenti e sperare di ottenere un finanziamento? 
Le call europee sono delle “gare”. 
A parte la possibilità di fare “lobby”, nel senso buono ed efficace del termine, resta il fatto che, sempre di più al giorno d’oggi, risulta necessario in ogni caso realizzare un BUON progetto. 
Valido, sostenibile, corretto e attuabile. Ovviamente senza un contenuto valido e di spessore, sono attenzioni inutili. Ma questo, già lo immaginate.
Ma ci sono attenzioni particolari, da tenere sempre presente.
Riassumo quelli che a mio avviso sono i 13 punti generali, che descrivono le principali attenzioni  caratteristiche da produrre quando si prepara un progetto in risposta ad una call Europea.



Utilità. “Dare” qualcosa. Sembra una affermazione banale e lapalissiana. Ma è davvero così? Interrogatevi sull’utilità e sulla ripetibilità del vostro approccio a quel dato problema e sulla soluzione che date. Non sarete sicuramente i soli, in questo piccolo grande pianeta, ad avere affrontato, pensato, provato a risolvere il vostro “problema”. E non sarete i soli ad essere interessati alla soluzione. Cosa “date” a fronte di soldi che vi vengono “donati”? Oltre ad una perfetta e puntuale esecuzione di quanto previsto. Le leggi sulla privacy e sulla proprietà intellettuale vi tutelano, quindi sgombrate la mente dalla paura che vi “freghino” l’idea o la soluzione. In ogni caso sarete il primo ad applicarla, se il vostro progetto è efficace.
Ed una sana competizione con chi vi emulerà o dal vostro progetto prenderà spunto, vi spingerà e porterà verso nuove evoluzioni del vostro pensiero e verso nuove sfide.
Ma cosa, davvero, date a questo sistema? Una buona risposta deve emergere limpida dal progetto che proponete.

Risultati misurabili. Altro scoglio per la progettazione Italiana. I risultati saranno misurabili (ripetibili, verificabili) solo quando gli obiettivi del progetto saranno tali. Obiettivi aleatori non permettono di verificare la riuscita del progetto sia ex ante che ex post. Quindi, di seguito, alcune domande che possono aiutare: da situazione (stato di fatto) partiamo, per cambiare cosa, di che quantità, come la misuriamo, cosa cambia nel sistema se riusciamo a raggiungere i nostri obiettivi (indicatori).

Sintesi. Esercizio complesso. Essere sintetici e nel contempo chiari ed esaustivi non è facile. Ma anche questo è necessario. Presuppone una profonda conoscenza di ciò che si scrive. Una prova? Provate a spiegare con poche parole e semplicemente a un “non esperto” quello che volete fare. E poi fallo in inglese. Se hai l’occasione, fatti capire da un inglese. Quasi tutte le proposte vanno presentate in Inglese. I modi di dire Italiani e le costruzioni sintattiche della nostra lingua, non sempre coincidono con quelle della lingua Inglese. Siete sicuri che una volta tradotto chi legge il progetto, capisca esattamente quello che intendete realizzare? Anche in questo caso la sintesi aiuta.

Pragmatismo e concretezza. Dal vocabolario “Atteggiamento mentale e comportamento di chi privilegia la pratica e la concretezza rispetto alla teoria, agli schemi astratti e ai principi ideali.” Nei progetti le teorie, schemi e principi devono essere pragmatici, cioè collegati ad azioni, mezzi, tempi, risultati e prodotti. Quindi spiegate sinteticamente e in maniera chiara la vostra teoria, e poi dimostratela. Con azioni, risultati e prodotti. Concreti.

Sostenibilità. Intesa in diverse accezioni. C’è la sostenibilità ambientale, prevedere nel progetto (cioè per la sua implementazione) un utilizzo oculato e parsimonioso di risorse ambientali e una serie di azioni a questo mirate. C’è la sostenibilità economica, che fa si che il progetto da un lato sia ben “misurato” economicamente, dall’altro che parte di esso possa dare vita ad attività che proseguono dopo la fine del progetto stesso. 

Innovazione. C’è innovazione assoluta (intesa anche come un nuovo approccio ad un problema conosciuto, o una nuova proposta di servizio, non solo un prodotto/oggetto/macchina nuovo in assoluto) e innovazione relativa (al contesto). Ma l’innovazione serve. È necessaria per i progetti. Perché è fondamentale per risolvere i problemi in termini di sostenibilità, assicurando uno sviluppo sociale ed economico sostenibile, liberato dai suoi difetti.

Disseminazione, non come una volta, ma per aumentare l’Impatto. Comunicare all’esterno degli ambienti scientifici i risultati del progetto e le possibili applicazioni. Comunicare a cittadini, a pubbliche amministrazioni, all’industria, ad altri settori produttivi, alla politica.
Quindi dividere in target audience e calibrare i messaggi ed i contenuti. Sviluppare dei key message. Sviluppare un piano di disseminazione ed un message mapping. 

Durata. Ogni progetto ha un inizio, uno svolgimento ed una fine. Anche questo sembra ovvio, ma la fine deve essere delineata in maniera concreta (da fatti e risultati) e definita come l’inizio (alle volte si prevede un "kick off meeting"). Quando pensate ad un progetto, focalizzate quale sarà “l’arrivo”. Con il raggiungimento di che obiettivo, risultato. Più chiaro sarà e più lo sforzo di definizione dei passi per raggiungere il vostro obiettivo sarà lineare, logico e comprensibile. Banalmente, anche a chi giudicherà il vostro progetto per decidere se darvi dei soldi o meno. Dimenticate l’idea di “voler risolvere tutti i problemi di una certa situazione” con un solo progetto. Applicate “modestia progettuale”: un obiettivo, 5/8 azioni per raggiungerlo, mezzi, risorse (denaro e ore/persona) necessari, indicatori, che vi dicano se siete nella direzione giusta nell’esecuzione e che l’arrivo sia quello che avete previsto, e una bella e sincera analisi di quello che potrebbe andare storto. A quest’ultima fase, provate a mettere soluzioni in base alle vostre possibilità, ossia solo dove potete incidere.

Grado di cambiamento. I migliori progetti sono quelli che incidono nella realtà e nelle abitudini portando un cambiamento, un miglioramento relativamente ad una o più problematiche/situazioni complesse. “Dopo” deve essere diverso da “prima”. Con un nuovo progetto possiamo fare dei passi verso una nuova situazione, e quindi contribuire ad una ottica o discussione, grado basso, oppure ad esempio, possiamo proporre un cambiamento più o meno radicale in un sistema o con un servizio/prodotto, che cambia la situazione delle cose (innovazione assoluta), grado alto. Il cambiamento portato col progetto deve “vivere” anche a progetto finito.

Aderenza alle politiche e agli obiettivi UE. Il nostro progetto deve contribuire al raggiungimento degli obiettivi UE (Europa 2020, strategia di Lisbona…., altro….) e non viceversa. Bisogna conoscere, e bene, il mainstream politico che ha portato gli organi UE a emettere la call a cui partecipate.
Ogni call ha in se priorità e obiettivi aderenti a questi piani e queste strategie. I casi sono due: o “fittiamo” con gli obiettivi europei, e abbiamo delle chances di vedere il nostro progetto approvato; o non “fittiamo", e allora le nostre chances sono più o meno zero. Per questo dovete avvalervi di tecnici che, oltre a saper progettare, conoscano le politiche e i documenti di programmazione (libri bianchi, direttive, ecc…) e non solo che sappiano che ci sono le call, quelle ve le trovate sul web. Molte volte, limiti delle call, non sono nemmeno tutte nelle guide, ma sono anche nei documenti (direttive) precedenti. 

Considerare e comprendere le politiche trasversali. Diritti umani, parità, inclusione sociale, non discriminazione, impatto ambientale, carbon footprint, cambiamento climatico ecc… sono tutte politiche che pervadono la nostra realtà in senso orizzontale. E lo fanno anche con le azioni che metterete in atto con l’esecuzione del vostro progetto. La UE ha posizioni sempre più precise in queste politiche. Tenetene conto, nelle azioni, nelle scelte che mettete in essere per raggiungere i vostri risultati. Considerate anche che questi ultimi siano coerenti con le politiche UE relative agli argomenti delle politiche trasversali.

Valore aggiunto europeo. Il fratello minore del principio di sussidiarietà. Mi spiego, teniamo intanto presente che la spesa europea deve essere  giustificata come investimento per il futuro. In tal senso, il concetto di valore aggiunto europeo può fornire un valido insieme di criteri. È utile, inoltre, ricordare che la spesa dell'Unione europea, creando valore aggiunto europeo, dovrebbe contribuire a un più efficace raggiungimento degli obiettivi politici condivisi riducendo, possibilmente, anche la necessità di spese nazionali parallele.
“Di fatto, il valore aggiunto europeo può essere considerate il "corollario del tradizionale principio di sussidiarietà” come definite nell'articolo 5 del trattato sull'Unione Europea:
"In virtù del principio di sussidiarietà, nei settori che non sono di sua competenza esclusiva, l'Unione interviene soltanto se e in quanto gli obiettivi dell'azione prevista non possono essere conseguiti in maniera sufficiente dagli Stati membri, né a livello centrale né a livello regionale e locale, ma possono, a motivo della portata o degli effetti dell'azione in questione, essere meglio raggiunti a livello di Unione.”(dal Trattato dell’Unione Europea, art. 5).
Quindi? Come possiamo creare valore aggiunto europeo nel nostro progetto? Ad esempio attuando le azioni previste dalla legislazione UE e garantendone l’applicazione. Oppure realizzando economie di scala a livello europeo. Diffondere i risultati avvalendosi della creazione di reti nuove (networking) che permettano una diffusione sempre migliore e capillare a livello europeo dei risultati che raggiungeremo. Assicurare un coordinamento fra risorse europee che sono necessarie, secondo le nostre previsioni, al miglior completamento del nostro progetto e creare le condizioni affinché la sinergia fra queste risorse abbia il miglior risultato possibile. Applicare modelli e soluzioni, attuabili non solo a livello locale o regionale, ma in tutto il territorio UE.

Impatto. Fondamentale. Trasformare buone idee in prodotti e servizi garantendo un impatto positivo sull’economia e la società. E, in forza di una maggiore selettività, solo i progetti che lo assicurano saranno finanziati.
Anche i precedenti programmi quadro avevano obiettivi di questo tipo, ma molti progetti, pur scientificamente rilevanti, non sono diventati prodotti o servizi e quindi non hanno contribuito a migliorare economia e società. Di conseguenza, per assicurare un programma realmente efficace, nella nuova programmazione molte cose sono cambiate.
Nei programmi precedenti spesso erano utilizzati know-how e risultati già esistenti.  Scientificamente rilevanti ma poco efficaci per il mercato. Spesso venivano ignorate le esigenze degli utilizzatori finali perdendo così la concreta prospettiva di arrivare a prodotti e servizi reali. Ora non è più possibile, tutti i programmi puntano a far crescere l’economia e la società.Nei precedenti programmi la comunicazione e le altre discipline trasversali erano sottovalutate e spesso, con l’illusione del risparmio, affidate a personale interno non specializzato. Ora non si può fare, le risorse interne non saranno sufficienti per affrontare adeguatamente comunicazione, marketing e le altre discipline trasversali. Ora servono veri specialisti. Il principale cambiamento rispetto ai precedenti programmi è l’urgenza di garantire un impatto positivo su economia e società. Le discipline trasversali come dissemination, relazioni pubbliche o gestione finanziaria hanno un ruolo fondamentale per produrre l’impatto richiesto.

Considerato tutto questo in un progetto, partite alla pari. Risulta evidente che l'ausilio di un tecnico specializzato e preparato è auspicabile. A voi resta da mettere l'idea ed il vostro contenuto, unico e originale. 


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