mercoledì 7 ottobre 2015

Tempo di primi risultati H2020 e SME Instrument






Alla data del 31 dicembre 2015 si esaurirà il primo biennio di programmazione delle call di Horizon 2020 (nonché dello strumento SME Instrument, a H2020 collegato). Quindi può tornare utile una analisi di questi primi due anni. I dati sono emessi dalla UE, (DG Ricerca) e raccolti e accorparti attraverso la sintesi di documentazione europea.


La Dg Ricerca della Commissione Ue ha pubblicato i risultati dei primi 100 inviti a presentare proposte (call) lanciati (anni 2014 – 2020) nell’ambito del programma europeo per la ricerca e l’innovazione, Horizon 2020.
Rileviamo immediatamente come di sia abbassata la percentuale dei progetti finanziati. Siamo passati da un 20 % della programmazione del 7imo programma quadro al 14%, in calo rispetto al precedente settennato del 6 %. Prima veniva approvato 1 progetto su 5, con H2020 abbiamo 1 progetto su 7, ovviamente in termini di media europea.  

L’Italia è terza in Europa per numero di domande presentate nel contesto di Horizon 2020

Questa percentuale si dimezza poi sullo SME Instrument, dove la competizione diventa più forte e le richieste di livello innovativo sono alte e precise. Parliamo del 7% circa (come media Europea) cioè 1 progetto ogni 14 presentati 
Enti e imprese italiane non hanno ancora risultati migliori dei principali paesi membri della Ue, ma gli ultimi dati, specie sullo SME instrument, indicano una inversione di tendenza, peraltro senza enfasi eccessive (ndr, fate riferimento al mio post del 28 marzo 2015: Strumenti della nuova programmazione per le piccole e medie imprese)

In questo programma l'Italia è prima come numero di proposte presentate.


Ma vediamo lo scenario generale: H2020

La Commissione Ue ha ricevuto, in questi primi due anni, 111.579 domande, provenienti dai 28 Stati membri, in risposta ai primi 100 inviti di Horizon 2020, un numero superiore come valore medio rispetto al valore medio annuo del settimo programma quadro che era intorno ai 85.440 proposte presentate anno (598.080 proposte totali presentati relativamente all’intero periodo, sette anni dal 2007 al 2013, del FP7).
Il Regno Unito si colloca al primo posto per domande presentate (oltre 14.000), seguito da Germania (più di 13.000) e Italia (circa 12.000).
Agli ultimi posti ci sono Lussemburgo, Lettonia e Malta, con meno di mille domande presentate.



Guardando alla partecipazione dei Paesi terzi, invece, la Commissione Ue ha ricevuto complessivamente 3.950 domande provenienti da 122 Paesi, con gli Stati Uniti in testa (oltre 1%), seguiti da Canada e Cina (0,4%).




Tasso di successo e partecipanti
Delle 111.579 domande presentate la Commissione Ue ha valutato ammissibili 31.115 proposte complete (ammissibili). Significa che 80.464 proposte non erano ammissibili (!!), se non fosse un lavoro enorme capire i motivi per cui non erano ammissibili darebbe alcune preziose indicazioni. Delle proproste progetti ammissibili solo  4.315 (14% come media europea), come evidenziato prima, sono state le proposte finanziate mediante l’accesso ai contributi di Horizon 2020 (cioè ammissibili e finanziate), un tasso di successo inferiore rispetto a quello registrato dal 7PQ (20%). Si è alzato quindi il livello della complessità.





Il tasso di successo (cioè quel valore medio europeo del 14 %) delle domande presentate varia da paese a paese, con Francia e Belgio ai primi posti (17% circa), seguite da Austria ed Estonia (più del 16%). Agli ultimi posti si collocano Italia (11,9%) e a seguire Croazia, Ungheria, Slovenia e Bulgaria (tutte al di sotto del 11,9 %).
Quindi, per l'Italia, su 12.000 proposte presentate, le proposte accettate dall’Unione Europea sono state 1428 cioè l’11,9 % (poco meno di 1 su 12).



Tra i partecipanti, sempre a livello europeo, invece, le università si sono distinte per il maggior numero di domande ammissibili (5.977), seguite dal settore privato (5.566) e dalle organizzazioni di ricerca (4.164), mentre gli enti pubblici si registrano ultimi (1.133).



Grant agreement

Una volta approvato il progetto presentato nell’ambito di Horizon 2020 i beneficiari devono sottoscrivere un contratto di sovvenzione con la Commissione Ue, noto come grant agreement
Per i primi 100 bandi Horizon 2020, sono gli inglesi i partecipanti che hanno sottoscritto il maggior numero di grant agreement (15% circa), seguiti da tedeschi (14%), spagnoli (11% circa) ed italiani (10% circa). Lettonia, Lituania e Malta sono ultime in Europa per contratti firmati.


Guardando ai Paesi terzi, invece, il maggior numero di grant agreement è stato siglato con gli Stati Uniti, seguiti da Canada, Sud Africa e Cina.


Il contributo europeo assegnato ai partecipanti varia profondamente tra i 28 Stati membri, a causa di diversi fattori, tra cui la dimensione del progetto presentato e i costi previsti in ogni Paese. I tedeschi sono primi in classifica per contributi europei ricevuti (23% circa), seguiti da inglesi (15%), francesi (più del 10%), spagnoli ed italiani (meno del 10%). Agli ultimi posti ci sono Slovacchia, Lituani e Malta.



In merito alla tipologia dei partecipanti le università sono prime per l'adesione agli accordi di sovvenzione, seguite dal settore privato e dalle organizzazioni di ricerca. Guardando ai contributi europei assegnati le università sono di nuovo prime, segutite dalle organizzazioni di ricerca e dal settore privato.



Concentrandosi sul ruolo delle PMI nei grant agreement, si nota un aumento considerevole della loro partecipazione rispetto al 7PQ (+5% circa), anche in termini di contributi europei assegnati (+4% circa).


Nuovi partecipanti

Tra i partecipanti ai primi 100 bandi Horizon 2020 il 38% rientra nella categoria dei 'nuovi arrivati', ossia coloro che non hanno presentato domande nell'ambito del precedente 7PQ. Si tratta di un dato positivo secondo la Commissione Ue, che dimostra gli sfrozi fatti finora per rendere Horizon 2020 più accessibile. Tra i nuovi arrivati il 40% è rappresentato dalle PMI.


SME Instrument

L'EASME ha ricevuto 4.694 domande nell'ambito dello SME Instrument di Horizon 2020, con le PMI italiane in testa (887 domande), seguite da quelle spagnole (740), inglesi (412), tedesche (338) e francesi (267). Agli ultimi posti ci sono le imprese croate, lussemburghesi e maltesi.



La situazione cambia profondamente se si prende in cosiderazione il tasso di successo delle domande presentate, ossia le proposte effettivamente finanziate, con Malta al primo posto, seguita da Irlanda, Svezia, Danimarca, Regno Unito. L'Italia si colloca al 14esimo posto (con una percentuale del 6,3% circa (con 56 approvazioni su 887 richieste presentate). Qui il basso tasso di innovazione delle imprese italiane pesa moltissimo.


Notiamo quindi come a fronte di un elevato numero di domande presentate, l'aspetto rilevante sono le % non esaltanti dei progetti approvati. Probabilmente, interventi che da un lato alzino e favoriscano il riconoscimento e la professionalizzazione di una figura, oggi evanescente in Italia, come quella del progettista per i bandi europei (e non), affiancato da interventi atti a favorire un aumento culturale su questi strumenti e sulle caratteristiche di qualità e di innovazione necessarie (e non sufficienti) per poter presentare un progetto, potrebbero aiutare a invertire una tendenza che oggi ci fa perdere milioni di Euro e opportunità di sviluppo sostenibile.


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